VITERBO - Pubblichiamo integralmente il sogno di Raffaele Ascenzi, architetto e ideatore di Gloria, la Macchina di Santa Rosa che lo scorso anno non passò per la pandemia e che rischia un secondo stop. La sua proposta è balenata nella testa di ogni viterbese, ma scritta da lui ha ancora più significato. Resta la difficoltà principale: come convincere tutti a restare a casa ed evitare di trasformare il sogno in incubo? Si può fare si, rispettando la festa, la situazione attuale e soprattutto Santa Rosa. Con un pizzico di maturità di potrebbe fare.
Desidero premettere che ogni decisione finale nel merito mi troverà comunque favorevole dal monento che la gestione di un simile evento non può essere lasciata al caso e sarà sicuramete frutto di studio e valutazioni di tutte le componenti che lavorano per la sicurezza e per il bene pubblico.
Il mio pensiero di oggi non vuole adare in alcun modo in contrasto con le recenti dichiarazioni dell’amministrazione comunale o con le regole che tutelano la salute di chi dovrebbe compiere o assistere al trasporto, ma si pone come una riflessione sul significato che ha la nostra secolare tradizione .
Il corpo di Santa Rosa, dopo essere stato riesumato e trovato intatto a metà del 1200, è stato fatto trasportare per volere del Papa Alessandro IV sulle spalle di quattro Cardinali in solenne processione percorrendo le vie che dall’ossario in cui la giovane Rosa era stata sepolta verso il convento dove la Santa avava chiesto di entrare in clausura ed è ancora esposta alla venerazione in una’urna.
Sono almeno quattro secoli che, nonostante difficoltà di varia natura, i viterbesi con grande devozione, trasportano Macchine sempre più alte e pesanti per onorare la loro giovane Rosa.
La pandemia in corso non ha facili soluzioni e ci costringe a mantenere la massima prudenza per tutelare i più deboli, per questo motivo sono spinto a trovare idee alternative al tradizionale trasporto e vorrei che uscisse con grande forza lo spirito dei nostri luoghi, nell’esaltazione di una processione spirituale che non può e non deve confondersi con una festa di folklore.
Considero la Via Crucis a porte chiuse di Papa Francesco, le cui potenti immagini hanno fatto rapidamente il giro del mondo, una delle espressioni di fede più effiaci degli ultimi anni, eppure, difronte al pontefice in apparenza non c’era nessuno, solo un crocifisso bagnato dalla pioggia e l’emozione di un’intera comunità.
Immagini di speranza piene di energia vitale.
Un trasporto commovente che invece sarà vita!
Ecco cosa ho sognato una notte di quest’estate: Un trasporto che tutta la città potrebbe custodire per sempre nel cuore come unico e irripetibile gesto di amore.
Un percorso buio e privo di persone ma colmo di significati e messaggi di speranza.
Io vedo il coinvolgimento della Chiesa in queso progetto che dovrebbe organizzare il trasporto del corpo della Santa in processione silenziosa a precedere di pochi metri l’incedere della Macchina di Santa Rosa per le vie del tradizionale percorso.
Sarebbe per tutti i sensi la rievocazione del primo passaggio, con una commistione di fede e di sforzo di un’intera città in sinergia con i facchini che da secoli svolgono questo sacro rituale.
La potenza di questo gesto avrebbe un eco ben maggiore anche dal punto di vista mediatico e divulgativo, ponendo Viterbo per un giorno al centro del mondo, con delle riprese televisive dal carico spirituale così dirompente da meritare la trasmissione diretta, finalmente, dei principali canali nazionali.
Nella mia folle immaginazione, farei partire la solenne processione con le ultime luci del sole per terminare nel buio più assoluto e avvolgente davanti alla basilica della nostra Santa.
Dobbiamo trasformare il dramma che stiamo tutti vivendo in un’occasione irripetibile per far conoscere al mondo quanto forte sia il nostro messaggio.
Ho già i brividi!
Viva, sempre, Santa Rosa!
Raffaele Ascenzi