TARQUINIA - Il Comune di Tarquinia, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Lazio e il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, rende omaggio all’artista Marcello Silvestri con una mostra tematica, dal titolo Il Dono della Natura, che
ripercorre l’arco recente (2005-2020) della sua lunga carriera.
Il progetto, a cura di Gianluca Marziani, presenta una selezione di circa 40 opere che raccontano i paesaggi interiori dell’artista, le sue visioni trasversali, l’energia metaforica dei suoi simbolismi tra alchimie e culture arcaiche. Giovedi 22 luglio 2021 alle ore 18,00, verrà inaugurata l’esposizione, con possibilità di accesso solo su invito, che si terrà nella splendida cornice del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, diretto dalla Dott.ssa De Angelis - che ha eccezionalmente accolto l’idea di ospitare questo evento e collaborare alla sua realizzazione -, in una sala appositamente dedicata (Sala n. 5, I° piano) e alla presenza del Sindaco Alessandro Giulivi, e dell’Assessore alla Cultura Martina Tosoni, che hanno
fortemente voluto realizzare questa iniziativa per la città di Tarquinia.
Un primo importante appuntamento, questo, di una lunga serie di attività connesse al mondo dell’arte che l’amministrazione comunale si sta impegnando a pianificare e programmare per dare il lustro che merita alla propria Città, terra nota nel mondo come culla dell’antica Etruria e scrigno della Tuscia.
La mostra sarà accessibile al pubblico da venerdi 23 luglio a domenica 5 settembre, negli orari di apertura del Museo, (9,00-19,00).
“La pittura di Silvestri – spiega il critico Gianluca Marziani - dialoga con le collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia attorno ai temi metafisici che l’umanità italica vive da sempre nel suo DNA geografico e antropologico. Quando parliamo di dialoghi intendiamo un certo approccio dello sguardo, quel modo speciale di osservare la Natura, captarne le regole crudeli, integrandosi con la dimensione ciclica delle stagioni. Un legame che diventa poetico e metaforico, per fortuna mai copiativo ma di pura ispirazione per alimentare la memoria con le tracce dello sguardo sul presente. Alla fine sono proprio gli sguardi sul paesaggio ad unire le genti italiche nel corso dei millenni, ricordandoci come la Natura sia sempre un dono, tanto oggi quanto duemila anni fa. Sguardi che diventano embrionali, senza inquinamento mondano, alimentati dal dialogo con un mondo che si assume l’onere della memoria primordiale, del rigore semantico con cui l’opera nasce “dentro” e “attraverso” la Natura”.
Marcello Silvestri, originario di Verona, vive e lavora da molti anni nella campagna di Tarquinia. Dopo una formazione giovanile in teologia e filosofia cristiana, ha trovato la sua dimensione ideale nel rapporto simbiotico tra Natura e Pittura, creando una costante integrazione poetica tra le materie vive del paesaggio e le metafore spirituali del linguaggio pittorico. Tra le sedi in cui ha esposto vanno menzionati il Salon d'Automne, il Palazzo dell’Unesco e il Palais du Luxembourg a Parigi; il Cirque Royal di Bruxelles dove ha collaborato con il coreografo Maurice Bejart; la Basilica di Assisi con la commissione per interpretare il Cantico delle Creature e il Pater Noster di San Francesco; a Roma presso Santa Maria del Popolo, a Milano presso la Fondazione Europa, non dimenticando i progetti a Madrid, Malaga, New York e Osaka.
Un artista che ha sempre lavorato in consapevole solitudine, concentrandosi tra le luci evocative del suo studio in collina, seguendo le ispirazioni dei temi prediletti, nel cuore viscerale della sua terra etrusca, in armonia ispirata con le
stagioni e il ciclo solare. Un artista dai segni primordiali e dalla forza alchemica, autore di opere che filtrano e sublimano le forme cosmiche, i simboli ancestrali, le culture pagane, l’armonia dei segni cromatici, le intensità emozionali della geometria spontanea con le sue astrazioni apparenti.
“Le opere di Silvestri – ha dichiarato Gianluca Marziani - appartengono al processo biologico dei materiali naturali, rimodulati nel loro frammentario sganciarsi dai luoghi d’origine, così da appartenere ad un processo pittorico che segue il ciclo armonico delle stagioni. Ogni elemento viene prelevato dall’artista in un incessante recupero della natura che cambia pelle, colore, dimensione, forma. Silvestri ascolta i suoni silenziosi che le materie evocano, ne capta l’istinto cellulare e il destino pittorico, prelevando quei frammenti che contengono il potenziale magico della (ri)composizione, delle armonie iconografiche, degli equilibri tra vuoti e pieni, chiari e scuri, liscio e ruvido, compattezze e fibrosità.
La Natura è il tema metafisico che aggrega l’intera produzione dell’artista. Non si tratta mai di un accesso didascalico al paesaggio, al contrario tutto passa per la grammatica delle astrazioni apparenti, dentro una materia informale che brucia
e asciuga, dentro una geometria liberata che rimodula la logica dello sguardo. I richiami mai scontati ad Alberto Burri, Afro, Toti Scialoja e Osvaldo Licini sono il patrimonio di ispirazioni traccianti, spinte implicite che si rileggono quando le opere sono ormai nel ciclo di una lunga carriera. Nel viaggio antologico di Marcello Silvestri ritroviamo materie che hanno subìto la pressione del tempo e la consumazione dello spazio, diventando archeologie del paesaggio naturale, tante tracce e impronte che metabolizzano le comunanze in un personale pentagramma pittorico.
L’esposizione sarà suddivisa in 5 temi: Alfabeti Il segno meticcio incarna il codice privato degli alfabeti primitivi, veri
aggregati semantici che parlano una lingua nascosta e neolitica. Gli alfabeti di Silvestri sono forme significanti che si compongono e aggregano, somigliando a ideali paesaggi visti dal cielo. L’artista accorpa quei segni come fossero frasi che
s’intrecciano assieme, evocando la babele linguistica di una Natura che include la Cultura, la sua téchne ma anche la fondazione etrusca della città ideale.
Aurore Geometrie che sembrano porte nel cielo, finestre sagomate come laghi dorati sulla superficie lunare. Queste opere di Silvestri somigliano a compatte apparizioni luminose, geometrie elettriche che omaggiano le aurore boreali nel cielo nordico. Viste assieme diventano mappe geologiche di un pianeta interiore che l’artista ricostruisce per frammenti sparsi, sul filo delle sue ispirazioni poetiche, dei suoi spazi elettivi, della sua amata Tarquinia.
Galassie Le ascendenze astratte si trasformano in una danza planetaria che ha metabolizzato le radici di Vasilij Kandinskij e Paul Klee. I colori delle galassie spingono l’artista sulle scale cromatiche del solstizio, dentro una luce mediterranea che unisce il cielo e il mare, sopra le croste di pianeti alieni che galleggiano nei cieli astronomici dell’invenzione spontanea. Le galassie di Silvestri sembrano disegnare il perimetro dell’infinito che circonda le superfici dei
nostri sguardi veggenti.
Organismi Sono le opere in apparenza più figurative, punti nodali che aprono e chiudono i percorsi tematici dell’artista. Hanno la valenza dello sguardo biologico che insegue la vita, che si tratti di organismi marini o desertici, astronomici o
vegetali. Gli organismi sono sguardi amorevoli sull’essenza primordiale del nostro pianeta, sul mondo che abbiamo ereditato e che dovremo amare e curare, coscienti di una fragilità preziosa che si trasforma in necessaria rigenerazione.
Tessuti Il legno è la principale epidermide nel mondo di Silvestri. Compare con forme sempre diverse e viene lavorato in modi eterogenei, rafforzando l’idea che sia una pelle sedimentata ma adattabile, simbolo metaforico di un dialogo aperto tra molteplici culture e nature. Il legno diventa la geografia ideale su cui si dispone l’intero percorso dell’artista, una superficie che accoglie le sue scritture visive, le sue frasi materiche, la sua grammatica di vita e resistenza”.