VITERBO - La Sala della Madonna a Palazzo dei Priori si completa, mettendo in mostra tre opere a tema mariano appartenenti alla collezione del Museo civico e, al centro, la riproduzione della tegola miracolosa, da cui è nato il culto della vergine, posizionata in aperta campagna su una quercia.
Ieri l'inaugurazione dell'esposizione, con il sindaco che ha ricordato al grande devozione della città, seguito dalle parole del vescovo di Viterbo:: "Questi sono i tesori che abbiamo a Viterbo - ha sottolineato monsignor Fumagalli - spesso non fruibilli, insieme agli affreschi dedicati alla devozione per la Madonna della Quercia, risalente al 1467, con la peste che non arrivò a Viterbo e Siena. Pensando ad allora doneremo le chiavi della città alla Madonna, nostra custore, madre e donna. Dobbiamo imparare dalle donne cosa significa amare".
Le opere d'arte sono state spiegate dallo storico Fulvio Ricci: "Tre opere che imprezioscono un lato, gli affreschi l'altro, mi piace parlare di tutte e due oggi. L'assunzione in cielo della Madonna, di Romanelli, commissionata da una confraternita, e La morte della Vergine, attesa da Gesù in cielo, di Lomi, opere bellissime, e quella più amata dal pubblico, l'Adorazione dei magi, con cui Nebbia mostra una scena perfetta, in stile clementino. Tre tele che finalmente si possono ammirare in tutta la loro bellezza, permettendo al visitatore di fermarsi per scoprire gli affreschi del piccolo corridoio, troppo spesso percorso senza prestare attenzione. Un ciclo di opere di Tarquinio Ligustri che merita grande attenzione, sia per l'illustrazione della devozione cittadina per la Madonna della Quercia che per la bellezza degli affreschi, che meritano di essere rivalutati e studiati".
La mostra è allestita per i festeggiamenti del Patto d'amore ma non è escluso che rimanda in forma stabile.
Unico neo il depliant, magari fatto con poche risorse a disposizione: perfetto nella parte dedicata alle tre opere ma difficile da leggere nella spiegazione, che risulta in corpo tipografico davvero piccolo, e la mancanza dell'inglese, assente non solo nella parte descrittiva ma anche nelle poche righe di didascalia relative ai quadri. Lo stesso vale per le etichette apposte ai lati delle opere.
Per una città che vuole aprirsi al turismo è comunque una pecca.
Teresa Pierini