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Foto, cimeli e ricordi del Volo d'Angeli per presentare alla città l'associazione Ex Facchini di Santa Rosa

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VITERBO - Si resta Facchini di Santa Rosa a vita, questo è un concetto ben chiaro ad ogni viterbese, sia chi ne ha avuto uno o più in famiglia che il semplice fedele e spettatore del 3 settembre.

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Questo va diviso con l'appertenenza al Sodalizio Facchini di Santa Rosa, che raccoglie i cavalieri in attività, sia quelli sotto la Macchina che tutti gli altri che aiutano come guide il Capofacchino. Terminato l'impegno si entra in quel limbo emotivo che ti fa sentire Facchino per sempre ma non ti permette più di indossare la divisa con lo stemma. E' qui che entra in gioco la neocostituita associazione Ex Facchini di Santa Rosa, presieduta da Stefano Santucci, con vice Marco Pallucca. che raccoglie i cavalieri di Rosa "a riposo" e chiunque nel proprio percorso di vita abbia dato il suo contributo al Trasporto, come il figlio e il nipote di Giuseppe Zucchi, Luigi e Augusto.

La presentazione ufficiale questa mattina, in uno dei locali della Provincia in piazza Fani, davanti Palazzo Gentili, un avvio non a mani vuote ma con la dote più preziosa per la città: foto, cimeli e racconti relativi al Volo d'Angeli, la macchina di Zucchi, una delle più amate e la più longeva della storia per numero di Trasporti.

Fu la Macchina che per tanti motivi rivoluzionò il Trasporto, restando nella memoria dei viterbesi perché si fermò a via Cavour, proprio davanti la Provincia, senza concludersi nella sua prima uscita. Ricorda tutto Luigi, allora diciassettenne, sempre al fianco del padre, nelle fasi dalla progettazione al trionfo negli anni successivi al primo. Tante le cose accadute in quei lunghi 12 anni, come ricorda Luigi: "Il traliccio interno era pesante e anche le ali degli angeli entravano molto dentro la struttura, ma sono sempre stato convinto che almeno fino in piazza del Comune si potesse arrivare, ma ormai questa è storia. Era giusto creare il gruppo con i Facchini e per la scelta facemmo la prova con la cassetta, che era quella di Papini. 

 

L'anno successivo rivoluzionammo la struttura interna - prosegue - e così fu portata fino alla scadenza del contratto nel 1971, poi  nel '72 uscirà senza pinnacoli accorciandosi, e tra il '73 e il '78 senza le vasche, a quel punto per rialzarla creai io una nuova fila di angeli, lavorando con la cartapesta su quella di base che diventò il secondo livello".

Pinnacoli e vasche, ma anche la base che, forse non tutti hanno mai associato, sono ispirate ad un monumento molto amato in città: la fontana di piazza Fontana Grande, come mostra la foto pubblicata sul libro "Un volo d'angeli infinito" di Luigi e Augusto Zucchi, che riprende quello di Giuseppe e ne aggiunge storie e dettagli, allungando la tradizione familiare a quattro generazioni (il libro è in vendita nella sede della mostra e nelle librerie viterbesi).

Oggi la Macchina è montata a San Sisto nel capannone, che per alcuni era stato abbandonato, dopo la tromba d'aria che si abbattè su Ali di luce, ed ora viene fissato alle mura della città. "Anche per noi il capannone fu doloroso - precisa ancora Zucchi - era realizzato con i tubi innocenti, e purtroppo uno dei collaboratori, Nello Fortunati, morì dopo essere caduto dall'impalcatura. Oltre a tutti i problemi giuridici da affrontare, allora decidemmo di non montarlo più tra il '75 e il '78, ma nei giorni di pioggia il Volo d'Angeli si appensantiva. Passavamo le giornate a scaldarla ed asciugarla con le bombole a gas, quelle che si usano per dare slancio alle mongolfiere".

La piccola sala è piena di foto e ricordi, anche la storia dell'uomo Giuseppe Zucchi, palombaro in marina durante la II Guerra mondiale, restato in immersione durante un bombardamento a La Spezia: "In quel momento pregò Santa Rosa di salvarlo e accadde. Tornato a Viterbo nel 1946 diventò facchino per ringraziare la Santa - conclude - ma il suo sogno era ideare la Macchina. Ci provò per due concorsi, nel 1952 e '59 con due creazioni completamente diverse, la prima barocca, come venivano fatte al tempo, poi la prima idea di campanile che cammina, con la Santa in cima per la prima volta, poi ripreso per il Volo d'Angeli, che vinse e che conosciamo, la prima macchina che si ispirava alle architetture cittadine. Tra l'altro il nome è anche un omaggio ai tanti amici paracadutisti di stanza a Viterbo, che si lanciano nell'aria proprio ad angelo. Ci provò ancora, negli anni successivi, ma la sua unica realizzazione resta quella storica Macchina". Putroppo del Volo d'Angeli non resta più nulla, il traliccio fu usato per Spirale di fede e il resto è andato distrutto. Nella mostra è presente un calco del volto degli angeli, realizzato successivamente.

Questo e tanto altro è possibile conoscerlo direttamente visitando la mostra, fino al 4 settembre in piazza Fani (via Saffi), poi nella chiesa della Crocetta, la parrocchia della piccola Rosina, dove fu sepolta, prima che il suo corpo incorrotto fosse traslato al santuario quel 4 settembre di sette anni dopo, l'inizio della festa che giunge fino a noi.

Un progetto voluto dall'associazione, che presto potrebbe lasciare il prefisso Ex per trovare un termine diverso, tra i papabili Benemeriti Facchini o, come proposto oggi in conferenza, Per sempre Facchini di Santa Rosa.

"I Facchini esistono perché esiste Santa Rosa non il contrario - precisa Luciano Toma - perché nasce dalla traslazione del suo corpo e per questo dobbiamo essere partecipi a lei, non certo per sentirsi belli la sera del 3, con la divisa bianca e la fascia rossa. Si resta facchini per sempre, anche perché ad un certo punto tutti smettono per gli anni che passano".

Parole condivise dal presidente Santucci: "Insieme si fanno tante cose, questo l'insegnamento laico, mentre la fatica e il sudore si trasformano in preghiera, e questa è la connotazione religiosa fondamentale. Le radici della festa sono nella storia dei santi e questo nostro impegno mancava alla città, in tanti ex facchini si sono iscritti e noi siamo pronti a collaborare. In questa mostra esponiamo due ciuffi, io ne ho portato uno in testa per trent'anni, sarebbe bello che alla fine della 'carriera' ciascuno potesse portarlo con sè".

Un centinaio gli associati, tra cui tanti ex Facchini che hanno più di ottant'anni, che oggi faticano anche a muoversi ma senza il loro impegno di 40 o 50 anni fa la Macchina non sarebbe partita, per questo andrebbero considerati. L'associazione dovrebbe incontrare il sindaco Chiara Frontini il 29 agosto, per organizzare un impegno attivo, in previsione di partecipare il prossimo anno al corteo del 2 settembre e anche per pianificare nuove iniziative, come l'accoglienza in tribuna per i soci più anziani che non possono attendere il Trasporto sul percorso. Per loro il 3 settembre l'associazione organizza un maxi schermo a San Martino, con la diretta del Trasporto. I soci parteciperanno anche al "Cammino sulle vie di Santa Rosa" e organizzeranno una raccolta fondi per acquistare un defibrillatore da donare all'associazione Ruben Ciarlanti, scomparso poco più di un anno fa e figlio del facchino Francesco. Dopo il Comune è previsto l'incontro con il presidente della Provincia Alessandro Romoli, alla ricerca di una sede sociale adatta.

Teresa Pierni