Il nostro sito utilizza cookie e tecnologie simili per ricordare la vostra visita, raccogliere statistiche delle visite e adattare il nostro sito ai vostri interessi. Per maggiori informazioni o per impostare le preferenze dei cookie, in qualsiasi momento è possibile utilizzare il nostro strumento «Impostare le preferenze dei cookie» riservato a chi è registrato al sito. Accettando si prosegue la navigazione e si acconsente all’ installazione dei «cookie» da parte nostra o di terzi.

Giorgio Nisini e la sua "Aurora": allo Strega con un romanzo che affronta paura e risveglio

In Citta'
Font

VITERBO - Una "battaglia" culturale con altri 80 libri di narrativa proposti per il Premio Strega: è record per la selezione effettuata da Gli Amici della domenica, la giuria storica del premio, scelti tra i romanzi italiani pubblicati nell'ultimo anno. Tra questi, proposto da Massimo Onofri, c'è anche lo scrittore viterbese Giorgio Nisini con "Aurora".

Pin It

E' la seconda volta per lui, su cinque romanzi editi, era già accaduto nel 2011 per "La citta di Adamo", e arrrivò tra i 12 finalisti, ora con "Aurora" dovrà attendere il 30 marzo quando saranno scelti quelli che si contenderanno il premio Strega 2023, scelta che sarà fatta dal Comitato direttivo del premio, composto da Pietro Abate, Giuseppe D’Avino, Valeria Della Valle, Ernesto Ferrero, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco (presidente), Gabriele Pedullà, Stefano Petrocchi, Marino Sinibaldi, Antonio Scurati e Giovanni Solimine.

Giorgio Nisini, viterbese, studioso di cinema e letteratura, insegna Sociologia della letteratura all’Università di Roma La Sapienza, ha risposto alla nostra intervista, svelandosi come scrittore, raccontando la sua ultima opera.

Come vive questo momento?

"Vivo questa presentazione allo Strega con grande serenità e con la consapevolezza che si tratta del premio più importante che ci sia. Essendo arrivato al quinto romanzo e avendo partecipato in passato allo Strega tra i 12 finalisti, lo vivo con molta serenità e tranquillità, affidandomi a quello che deciderà il direttivo senza arrovelarmi. Una bella esperienza che spero prosegua e vada nel migliore dei modi".

Come vede un suo romanzo appena pubblicato?

"Parto sempre dall'idea che il mio mestiere è quello di scrivere, e quindi quando un libro esce il mio lavoro è finito e lo lascio vivere, come fosse un figlio, lasciandolo andare in modo completamente autonomo da me. Posso parlarne, presentarlo ma il vero nodo è scrrivere e pubblicare, l'ansia da prestazione c'è sempre, specie se si legge qualcosa di brutto, ma fa parte del gioco. L'importante è aver lavorato al meglio provando a fare quello in cui si crede". 

Aurora nasce da una fiaba, perché questa scelta?

"Sinora ho sempre scritto trame originali, in romanzi in cui inventavo tutto dalla A alla Z. Negli ultimi anni, sia per ragioni di studio che semplicemente come fruitore di opere di altri, o per lavoro, mi sono occupato delle tragedie del '900 come quelle di Pasolini, Corrado Alvaro, Alberto Savinio. Il fatto che un autore si confrontasse con opere di altri, reinterpretandole, mi sembrava una bella sfida da affrontare. Poi mi interessava più il medioevo, dove si trova il cuore de La bella addormentata nel bosco; ho cercato nel periodo la mia fonte di ispirazione e ho scelto subito quella fiaba per l'inquietudine di questa ragazza distesa, inerme, affrontando contemporaneamente la paura che abbiamo tutti di addormentarci per sempre, ma anche la resurrezione, il risveglio. Da queste suggestioni ho deciso di confrontarmi con questa storia, reintepretandola nel mondo contemporaneo. Ho cercato tutte le versione possibili, dalle più conosciute alle meno note, come Basile del '600 (l'opera dal titolo "Sole, Luna e Talia", ndr) e la versione calabrese che racconta Calvino, più noir, senza romanticismo, addirittura macabra ed oscura, che mette in gioco sentimenti più cupi, adattabile al mondo attuale, quali la disillusione del nido d'amore o la violenza sulla donna. Ovviamente non è una fiaba perché ho scritto un romanzo, cambiando genere".

Ha detto che considera ogni libro un figlio, quindi ne seguirà la "crescita". Come reagisce ai commenti di critica e lettori?

"Molti mi hanno scritto ed è piaciuto. L'aspetto che maggiormente viene sottolineato, ed è importante per me, è che è stata creata un'astmosfera, una tensione, come seguendo un film. Sono entrati in questo mondo un po' fiabesco e allo stesso tempo crudele, trascinati fino alla fine, scopo finale di uno scrittore. Una lettrice ha ammesso che la lettura l'ha turbata ma le ha messo in moto una serie di ricordi dolorosi, nello specifico una telefonata notturna che le ha cambiato la vita, costringendola a confrontansi, oggi, con le sue paure e i suoi traumi, qualcosa che, come scrittore, mi ha davvero sorpreso".

Quanto sono importanti i luoghi di ambientazione di un romanzo?

"Tutti i miei romanzi, finora, sono ambientati nella Tuscia, una scelta precisa che mi ha distaccato da quando ho iniziato a scrivere e parlo dei miei primi tentativi. Sono racconti che ho ancora nel cassetto, non ero autentico, seguivo le mode del tempo. Ho iniziato a trovare la mia voce quando ho deciso di raccontare il mio mondo, per parlare di quello che mi appartiene e mi identifica; valutando le mie ossessioni, i miei paesaggi ho colmato il bisogno di raccontare, anche per far entrare i nostri bellissimi luoghi in un romanzo, cosa che nella letteratura è avvenuta pochissimo. In fondo, poi, conosco la realtà socio-antropologica della nostra provincia, con i suoi pregi e difetti. Ambientare qui 'Aurora' e la storia di una famiglia, inventata, ma legando la loro vita alla grande villa sul lago di Bolsena, conoscendo un po' il nostro legame con il medioevo, mi sembrava funzionale alla storia che nasce in quel periodo. Torno sempre qui, mi viene naturale ambientare qui, per il prossimo... vedremo".

Il prossimo? Sta già pensando al futuro romanzo?

"Questo è il momento più bello, ammetto che sono ossessionato dalla scrittura, vivo quotidianamente il senso di colpa quando non scrivo, qualsiasi cosa io stia facendo. L'unico momento in cui vivo sereno è questo, i mesi successivi l'uscita del libro, da settembre sarò di nuovo impegnato a superare il senso di colpa, scrivendo". 

Manca poco alla prima importante selezione, da più di 80 a 12 titoli, cosa teme?

"Temo la quantità e di conseguenza, statisticamente, la scelta, ma sono talmente convinto di quanto fatto che spero possa essere apprezzato".

Gorgio Nisini attende con serenità, quindi, la prima selezione a 12, che sarà seguita dalla proclamazione della cinquina finalista, che si terrà il 7 giugno a Benevento, al Teatro Romano, mentre l’elezione del vincitore si svolgerà il 6 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Teresa Pierini