VITERBO - Spettacolo inaugurale per la stagione del teatro Unione targata Atcl, sabato 9 dicembre alle 21, con Copenaghen di Michael Frayn, una produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale, in collaborazione con CSS Teatro Stabile di Innovazione. Sul palco Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice, per la regia di Mauro Avogadro.
Il primo spettacolo che rialza il sipario dell'Unione, dopo anni di lavori di restauro, tufferà il pubblico in un luogo che ricorda un'aula di fisica, immersi in un'atmosfera quasi irreale: tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi.
Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Heisenberg (Popolizio). Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti.
Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la storia ha avanzato svariate ipotesi.
L'asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo è dunque il motivo per cui l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro. Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l'appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull'applicazione dei fondamenti teorici della fissione?
Su questi presupposti l'autore da vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, dando un valore universale alle questioni poste dai protagonisti. Fatto sta che le diverse ipotesi fatte all'epoca vengono qui enunciate una dopo l'altra e quindi vengono messi in scena diversi incontri tra i due fisici, con diversi andamenti. Viene quindi a tradursi metaforicamente, come struttura portante dell'impianto drammaturgico, quel Principio di Indeterminazione e di Complementarietà pronunciati molte volte nella pièce e così determinanti per l'elaborazione della teoria della relatività ad opera di Einstein.
Non è possibile una sola verità oppure una sintesi efficace delle diverse verità perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l'ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto. Si possono avere solamente risposte indeterminate e quindi la somma degli scenari possibili è ciò vale anche per quell'incontro tra i due fisici.
Il Novecento, così come la vita umana sono fatti di tante zone grigie, di tanto silenzio, ma finché esisterà l'uomo si cercherà sempre, in mezzo al vuoto che ci circonda e alla polvere sollevata, la traccia rarefatta di una particella di chiarezza e di verità che, comunque, ci salverà.
Inutile dire che il grande valore del testo di Frayn, divenuto ormai un classico contemporaneo del teatro, non sarebbe emerso in modo così mirabile senza un trio di attori di grande spessore che sanno mettere la evidenza i diversi piani di lettura e interpretare i personaggi dando risalto alle loro infinite sfaccettature psicologiche.
Lo spettacolo è inserito nell'ambito di "Performativa", uno dei progetti speciali che compongono il mosaico multiartistico della BiennaleMArteLive e si inserisce nella settimana bianca della cultura che si tiene in questa settimana a Roma e nel Lazio con il sostegno del MiBACT e della Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale.
Gli eventi di Performativa in programma a Viterbo, Rieti, Priverno e Civitavecchia sono realizzati con il supporto organizzativo di ATCL Associazione Teatrale dei Comuni del Lazio e a Roma in collaborazione con il Monk Club e L’asino che Vola.
Performativa è Leo Folgori e Gio Evan (7 e 10 dicembre all’Asino che vola di Roma) e la redazione di Lercio.it al Monk (8 dicembre, Roma), è Copenaghen (8 dicembre al Teatro Vespasiano di Rieti e 9 dicembre la Teatro Dell’Unione di Viterbo) con Umberto Orsini Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice per la regia Mauro Avogadro al Vespasiano di Rieti, è Sempre Domenica (9 dicembre) della compagnia Controcanto, vincitrice del bando inBox 2017 al Teatro Comunale di Priverno, è Accabadora (10 dicembre) di Michela Murgia, riadattamento del romanzo a cura di Carlotta Corradi, regia di Veronica Cruciani con Monica Piseddu a Teatro Traiano di Civitavecchia.
Da oggi apre inoltre la biglietteria al Teatro dell’Unione: dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 15 alle 19, in vendita biglietti e abbonamenti per la Stagione Teatrale 2017\2018
La biglietteria si sposta al Teatro dell’Unione: apre il botteghino di piazza Verdi in vista del debutto della stagione organizzata dall’ATCL, Associazione Teatrale tra i Comuni del Lazio, in collaborazione con il Comune di Viterbo.
I prezzi per l’intera stagione: in poltronissima € 135 (ridotti € 125), poltrona e palchetti I e II ordine € 110 (ridotti € 100), palchi dal III ordine € 85 (ridotti € 75). Per gli under-25 i palchi da III ordine a € 50.
I biglietti per i singoli spettacoli in programma saranno in vendita dall’8 dicembre e costano in poltronissima € 25 (ridotti € 23), in poltrona e nei palchetti di I e II ordine € 20 (ridotti € 18), nei palchi dal III ordine € 15 (ridotti € 13). Per la danza invece intero € 15 e ridotto € 12.
I biglietti anche su www.ticketone.it.
Per tutte le altre informazioni www.teatrounioneviterbo.it. Info allo 0761.226427 e via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..