VITERBO - La Tuscia piega la testa per il secondo anno di fila: nonostante le notizie di un possibile calo dell'emergenza e dell'eventuale raggiungimento del picco per fine mese, dai principali paesi organizzatori dei carnevali non arrivano buone notizie. In particolare Civita Castellana e Ronciglione sono costrette a rinunciare alle sfilate dei carri.
Un dolore forte per chi attende un anno per la manifestazione più caciarona e gioiosa, una ferita che per la seconda volta consecutiva resterà aperta senza possibilità di rimarginanrsi.
Niente Corso di gala per lo storico Carnevale di Ronciglione, nonostante l'importante riconoscimento ottenuto dal Mibact, che aveva decretato l’assegnazione al Comune di un contributo di 70.000 euro; niente sfilata dei Nasi Rossi, niente Ussari a cavallo.
Una macchina che era pronta per essere messa in moto da ottobre e che purtroppo piano piano è stata riposta in garage. Un danno importante per il mondo artigianale che gravita intorno alla realizzazione dei carri e delle mascherate, che ricordiamo coinvolgono un migliaio di persone; danno incalcolabile per le realtà commerciali che per il secondo anno di fila dovranno rinunciare ad un incasso significativo, per alcuni vitale, merito del grande interesse e l'eco dello storico carnevale nel bacino romano e in tutta Italia.
Non è ancora stato ufficializzato nulla, probabilmente sarà pensato qualcosa ma niente sarà paragonabile nei meravigiosi pomeriggi trascorsi nel centro di Ronciglione, ad ammirare carri di tutto rispetto e centinaia di persone che attendono un anno intero per indossare maschera e mascherina, stavolta sugli occhi, divertirsi e divertire.
Stesso silenzio a Civita Castellana, dove è comunque presente, come da tradizione, il Puccio, il pupazzo che rappresenta il carnevale nel periodo della festa, per poi finire bruciato a ridosso della Quaresima. Anche qui l'amministrazione sta pensando di donare un momento di gioia ai cittadini, qualcosa in piazza, una mostra, ma niente sfilata di carri, coriandoli e stelle filanti.
Come per la Macchina di Santa Rosa, i presepi viventi più grandi, la Calza più lunga del mondo, il Focarone di Sant'Antonio, le varie feste, sagre e tanto altro, la Tuscia sta pagando un prezzo altissimo a questa pandemia. In altri luoghi però le manifestazioni si svolgono, Carnevale compreso, come accadrà quest'anno a Venezia e a Viareggio, dove si sta lavorando da mesi per svolgere in sicurezza la festa a cavallo tra febbraio e marzo, mentre da noi non è stato concesso nemmeno di pensarla, di provare ad attuarla.
Speriamo sia davvero l'ultima volta, l'ultimo rammarico, l'ultima occasione persa, perché, dopo tanti sacrifici e impegno da parte di tutti, sia davvero giunto il momento di tornare a raccogliere i frutti migliori.
Teresa Pierini