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L'intervista ai Jalisse: "Gireremo il mondo con l'Eurovision on tour e presenteremo ancora una canzone per Sanremo 2025"

Protagonisti
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ROMA  - La perseveranza e la passione per il proprio lavoro alla fine portano risultati. E' quello che pensano Alessandra Drusian e Fabio Ricci, in arte i Jalisse, coppia nella vita e sul palco, che condividono da tantissimi anni, arrivati al successo di pubblico con la vittoria del Festival di Sanremo 1997 con "Fiumi di parole".

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Chi non li conosce? Da allora, ogni anno hanno presentato un nuovo brano ai vari direttori artistici susseguitosi nel tempo, l'ultimo per ben 5, Amadeus, senza mai ritornare su quel palco in gara. Un refrain ripetuto nelle varie partecipazioni televisive, da "Ora o mai più" per la Rai (peraltro condotto dallo stesso Amadeus) fino all'ultima "Isola dei famosi". Applausi, pacche sulle spalle, ma alla fine il brano veniva scartato, cosa accaduta anche per l'ultima edizione, dove però una "scheggia impazzita" di nome Fiorello ha fatto in modo che almeno sul palco dell'Ariston potessero tornare.

Una partecipazione che li ha rimessi nel frullatore mediatico, con fortissima amplificazione social, dopo sono stati più volte in tendenza, arrivando alla fase finale di Una voce per San Marino, programma in cui il paese del Monte Titano sceglie da qualche anno l'artista che li rappresenterà all'Eurovision song contest.

Da questi presupposti nasce la nostra intervista ai Jalisse, che confidano quanto appena vissuto  e soprattutto cosa faranno presto, senza tralasciare pensieri ed opinioni sulla società attuale, che Alessandra e Fabio raccontano con la loro consueta sincerità.

Due numeri speculari 47 e 74, che rappresentano le edizioni della vittoria al festival e la partecipazione come ospiti di quest'anno. Si è finalmente chiuso il cerchio con Sanremo?

"Assolutamente no, per chiudere veramente il cerchio dovremmo andare in gara, e quindi fare quanto fatto nel '97, partecipare mettendoci in gioco. Quello che ci interessa è far sentire un pezzo nuovo dei Jalisse, ringraziamo Fiorello ed Amadeus per averci accolti sul palco, ma alla fine abbiamo cantato 'Fiumi di parole'; questo, purtroppo, fa pensare che non abbiamo altro e invece non è cosi. E' stata una tappa bella che ha fatto capire la caparbietà e la detemrinazione di due artisti che non hanno mai mollato; il nostro lavoro, che è anche la nostra passione, è pieno di sacrifici, compresa la creazione di una nostra etichetta, fondata nel 93, con cui abbiamo vinto il Festival, e su cui abbiamo continuato ad investire. Oggi tanti hanno etichette indipendenti, siamo stati antesignani e ci abbiamo visto lungo, oggi 'l'indie' è una moda e uno stile, noi lo avevamo fatto molto prima".

Che sensazione vi ha da dato cantare di nuovo Fiumi di parole?

"Siamo saliti sul palco con consapevolezza ma anche incoscienza, non avevamo provato nel pomeriggio, per evitare lo spoiler, Fiorello soprattutto non voleva che la stampa avesse la conferma di una notizia che girava. Siamo andati così, grazie all'esperienza e la professionalità, ed è andato bene nonostante l'emozione perché quella è casa nostra. Nel '97 volevamo vincere tra i giovani per passare tra i big, tutto doveva essere perfetto, poi non ci avrebbe interessato altro, invece lo abbiamo vinto. Quest'anno c'era l'ansia di salire sul palco senza rete, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto 'Andiamo, come va va', ma sapevamo di poterlo fare bene perché portiamo con noi l'energia positiva di anni di stima e coraggio da parte di tanti, ed è andata alla grande".

Poi è arrivato l'invito per Una voce per San Marino, come avete scelto il brano "Il Paradiso è qui"?

"E' un brano nuovo, scritto il 17 gennaio, fatto apposta per l'occasione e pensato per L'eventuale Eurovision, perché avendo già partecipato sapevamo cosa viene apprezzato in quella manifestazione, ed è stato creato un brano apposta per quel palco, con atmosfera pop. I Megara, che hanno vinto, propongono un pop rock e con un'immagine che sarà perfetta, noi avevamo mirato al contenuto, restando coerenti alla nostra immagine. Abbiamo gradito il Premio per il look e approttiamo per precisare che, quando è stato detto, noi eravamo all'outlet, sponsor del premio, a 4 chilometri di distanza, con tutti gli altri. Era praticamente impossibile raggiongere il teatro, per una logistica che è sfuggita di mano. ll direttore si è scusato, capendo benissimo che qualcosa non era andato per il verso giusto e l'assenza sul palco non è dipesa da noi".

Cosa avete provato durante la partecipazione?

"Siamo tornati in gara ed è bello riassaporare quella tensione, l'adrelanina, le labbra asciutte attaccate alle gengive prima di entrare, sensazioni strane che da tempo non arrivavano".

La vostra forza è la normalità, la totale assenza del divismo, che talvolta avete pagato, non avete mai pensato di cambiare atteggiamento?

"Dovremmo fare un corso di teatro, non riesco a fingere ed odierei me stessa - precisa Alessandra, seguita da Fabio - tutti i risultati che stiamo avendo ora dimostrano che è valsa la pena. Siamo scoppiati sui social, siamo andati in tendenza, questo significa che la gente ci vuole bene, siamo persone tra le persone, i Jalisse vanno oltre, la gente si affeziona a noi, perché abbiamo una vita quotidiana come tutti, una famiglia che vive come tutte, con il privilegio  di fare un mestiere come il nostro. Stiamo vedendo molti ragazzi, star, artisti quotati che stanno mostrando oggi fragilità e devono essere sostenuti, specie gli artisti. Vorrei mandare un messaggio alle case discografiche: pensate più alle persone e meno ai numeri. Non vanno raggiunti risultati a tutti i costi, è giusto lottare per i propri sogni ma con una logica, i produttori dovrebbero credere nella salute artistica del loro cantante, con un team che lo sostiene e lo difende dagli attacchi. Infine l'artista deve essere produttore di se stesso, con un bagaglio forte non solo di musica ma soprattutto come persona. La nostra fortuna, forse per come ci hanno cresciuti, è stata credere che nessuno deve distruggere il proprio sogno, specie i giovani, devono imparare che non si bruciano le tappe e soprattutto è sbagliato usare tecnologie che sostengono la voce, invece va usata al meglio la propria voce, l'artista deve essere consapevole e innamorato del mestiere, altrimenti è business e prima poi tutto crolla".

Estate 2024: avete già qualcosa in programma?

"Stiamo costruendo il calendario dei concerti in giro per l'Italia e continua la scrittura dell'album. Poi andremo all'estero: ci hanno contattato per l'Eurovision on tour e da ottobe gireremo l'Europa, partendo da Madrid, in Spagna, e poi Stoccolma, Parigi, Londra, Varsavia, arrivando persino in Australia, per chiudere poi ad Amstedam. Nel frattempo, tra le cose da fare, è ovvio che presenteremo un brano per Sanremo 2025. Son convinta che l'incantesimo sia rotto - conclude Alessandra - e ora vediamo come prosegue. Noi proseguiamo - saluta Fabio - se arriva Sanremo faremo insieme un salto di gioia".

Teresa Pierini