VITERBO - Luci e lustrini non bastano, possono illudere di dare l'atmosfera di festa ma con uno sguardo attento può cambiare tutto, ed è quello che servirebbe in città, che si vorrebbe candidare a Capitale europea della Cultura 2033.
Questo Natale cittadino non sta dando il meglio di sè e non bastano i correttivi ad un 2022 praticamente disastroso per salvarlo. E' stato dato ascolto agli organizzatori del Christmas Village, ed era dovuto, visto la totale assenza di atmosfera di festa dell'anno precedente; si sta provando ad allestire il mercatino, anche se gli errori si sono ripetuti e forse solo una realtà commerciale esterna potrà coprirli; sono tornate le luci, ma alla fine, come un anno fa e non solo, rischiano di esser ombre senza alcuna narrazione estetica.
Partiamo da piazza del Plebiscito, dopo l'incomprensibile scelta del 2022, quando la facciata di Palazzo dei Priori era servita per promuovere la mostra di Michelangelo, proiettando una firma che chiunque stentava a riconoscere, scelta che fa il paio con la povera Pietà di Sebastiano del Piombo, interrotta da finestre di barelliana memoria, quest'anno si andrà "a tutto Natale".
Tutto, forse troppo. Dalle prime proiezioni (forse di prova? Lo speriamo) il palazzo della Prefettura viene sottolineato in blu e bianco nelle sue linee, quello dei Priori è dominato da un Babbo natale immerso in un villaggio innevato (sarà la Palanzana?), quello del Podestà ha una renna Rudolph spaesata e sulla torre civica svetta un albero di Natale che a prima vista sembra la foto di Fiore del Cielo, la Macchina di Santa Rosa di Vittori. Tutto decisamente sfocato e poco leggibile, come la scritta Buone feste, che tecnicamente non sembrerebbe così difficile.
Non c'è un disegno logico, non c'è una chiave di lettura se non l'ordine "E luce sia, prendete quello che avete, tanto ai bambini piacerà".
Sempre da un primo giro di prova, impossibile non notare la scelta fatta alla Trinità, che magari si rifletterà anche altrove: qui, come in molte altre città italiane e come per la Prefettura, si è scelto di sottolineare l'architettura, evidenziandola con colori pastello, nel caso celeste e giallo. Il risultato ad una vista svogliata può piacere, ma non riflette l'eleganza che la città merita, specie con le sue dichiarate ambizioni.
Argomento a parte, a sprofondare nell'assurdo è "l'albero di proiettori" al centro di piazza del Plebiscito: è esso ad aver sfrattato l'abete, altro che i lavori urgenti da fare, altrimenti non sarebbe passata la Macchina il 3 settembre. Toglie meno spazio del classico albero di Natale? Forse si, ma è talmente ingombrante da far rimpiagere una piazza vuota.
Nessuna promozione, per quanto ci riguarda, in questa prima visione delle luci. Speriamo sia una prova, correttivi al volo si possono sempre fare, come accadde anni fa, quando su Santa Maria della Quercia vennero proiettati pan pepati e bastoncini di zucchero, corretti subito dopo con una decisamente più adatta scena della Natività.
Attendiamo di vedere il lavoro finito, ma se dovesse restare questo, a vincere è sicuramente il gusto pacchiano, senza alcuna logica culturale, e non certo Viterbo.
Teresa Pierini