ROMA - Un'energia incredibile, un cast frizzante, un tuffo nel fantastico 1968: ci sono tutti gli ingredienti per riportare al successo "68 Italian Rock Musical", lo spettacolo scritto da Attilio Fontana per il quarantennale dall'anno delle contestazioni, e riproposto in questo cinquantennale, grazie ai bravissimi allievi del Master Musical di Maria Grazia Fontana (clicca qui per vedere la video intervista e alcuni momenti del musical).
E' andato in scena durante il fine settimana al Teatro Furio Camillo, quartiere San Giovanni, Roma, e ha vinto e convinto, segnando sempre il tutto esaurito e soprattutto un pieno di applausi. Sul palco tanti giovani attori e una buona fetta di Tuscia, Melissa Biondi (Marta), Marta Iacoponi (Viterbo), Silvio Padovani (Tarquinia) e Martino Schembri (Canino), a cui si possono aggiungere gli stessi Attilio e Maria Grazia.
E' proprio Maria Grazia ad accogliere il pubblico e ringraziarlo, seguito da Attilio, in questa versione in veste anche di regista, che ricorda l'importanza delle note: "La musica non si racconta, si vive, anticipo solo che la compagnia è giovanissima e voi, dal pubblico, sarete le spie dei sogni di Johnny".
Merito un suond immortale, perfettamente declinato nella colonna sonora originale, una serie di ricordi che tornano alla mente di chi c'era, come alcuni spot di Carosello, o si materializzano nei pensieri dei più giovani, e soprattutto la dinamicità di un periodo che ha avuto il pregio di non avere un attimo di stasi: il musical diventa un fiume in piena di immagini, falshback, ricordi, azioni. Non manca nulla, la contestazione, la lotta tra classi, la droga, la rivendicazione femminile, da un lato, e la voglia di famiglia e di normalità dall'altro, il rock, l'avvento della televisione di massa che sposta le proteste, manda in sogni in fumo e trascina tutti nell'immortale "Zum zum zum".
Alla fine è il rock che travolge i sogni di Johnny, lo porta in cielo, dove può vibrare libero sognando la luna, e lo risbatte a terra, tra le illusioni, con lo sguardo fisso di chi gli punta il dito. "Credevi veramente in una vita fatta di libertà? Ora guardati intorno. Sei solo illusione, sei condannato a scomparire in mezzo ai sogni tuoi" gli cantano addosso.
Ma sarà davvero così? E' ancora possibile sperare nel cambiamento?
A cinquant'anni di distanza dagli anni descritti poco sembra cambiato, ci sono gli smartphone che fanno fissare lo sguardo, si chatta e non si parla più, ma i giovani sono davvero tanto diversi?
Le risposte le lasciamo agli spettatori, a chi ha potuto ammirare lo spettacolo, ben fatto, curato, a chi speriamo potrà vederlo a breve, perché la produzione, una volta tanto made in Italy, merita davvero di calcare i palchi delle nostre città.
Teresa Pierini