BAGNOREGIO - C'è tanto cuore nell'incontro su Leonardo di Vittorio Sgarbi, non solo quello verso quel "fannnullone genio", come spesso lo chiama durante la serata, ma soprattutto per Civita di Bagnoregio, meta giovanile quando girò l'Italia alla scoperta delle sue bellezze, luogo di tanti ritorni fino a quello di stasera, ospite del Civita Cinema.
E' Vaniel Maestosi ad accoglierlo, ricordando che il festival offre a 360° il panorama culturale e per questo non poteva mancare lo spettacolo del professor Sgarbi sul grande genio toscano., seguito dall'assessore e vice sindaco Bigiotti, che aggiunge: "Un onore e privilegio avere qui Vittorio per una sua lezione, oltre che critico anche sindaco di Sutri, altra città dove arte e cultura sono di casa.
Poi c'è anche il vice Casini... che potrebbe essere alla sua ultima uscita da amministratore" conclude anticipando il siparietto tra il serio e il faceto che poco dopo farà Sgarbi (leggi l'articolo:Sgarbi dà l'utimatum a Casini: "Hai 6 giorni di tempo" e su Morgan "Prenda la sua roba e venga a Sutri"),.
"L'intermittenza del cuore che mi porta di nuovo qui a Bagnoregio" questo l'esordio di Sgarbi che ricorda un viaggio, appena diciottenne, in giro per la Penisola con l'auto appena donata dai genitori, verso Lucca, prima e poi Firenze e infine Civita di Bagnoregio, attirato da quel nome, la città che muore, che sarebbe poi servito per dare la spinta ad impedirlo.
"Dopo quel viaggio sarò venuto una trentina di volte e devo a Civita di Bagnoregio la mia conoscenza della Tuscia, che mi ha poi portato a scegliere Sutri. Qui ricordo una serata con una decina di amici, a tirar sassi alla finestra di Crepet".
Aneddoti di vita che hanno fatto parte dell'anteprima, base per sconfinare nel racconto del "suo" Leonardo. "Di un artista si dice sempre 'che bella mano', ma non di lui, per Leonardo vale il detto 'che bella testa'. Per lui la sfida è stata scoprire il mistero della natura e attraverso la pittura, l'unica arte compiuta insieme alla musica, ha di fatto realizzato una nuova creazione, dopo quella di Dio. E' con la pittura che prova a stanare Dio, sul cui figlio abbiamo basato la storia, decidendo il tempo corrente, prima e dopo Cristo. Leonardo con la sua arte prosegue la bellezza della creazione, aumenta il creato e aggiunge bellezza, trasformandola in immortale".
Eppure di Leonardo abbiamo pochissime opere: schizzi, disegni, modellini, invenzioni, oeprere architettoniche, bozzetti di sculture, mai che ne abbia realizzato uno. Solo la pittura è arrivata fino a noi, spesso incompleta, ma universale. "Almeno 2 miliardi di persone conoscono la Gioconda, che tutti abbiamo visto prima stampata ovunque, persino sulle lattine di cioccolatini, e quando finalmente andiamo a Parigi non la vediamo bene, lottando con grappoli di giapponesi, non sappiamo nemmeno che è una tavola, ma ci limitiamo al lato immaginario, facendola diventanre un pensiero realizzato, una pittura mentale"..
Il critico racconta le tre fasi della vita di Leonardo, da quando adolescente entra nella bottega del Verrocchio e lo supera dipingendo un angelo, costringendolo di fatto a dedicarsi esclusivamente alla scultura, seguito dalla fase fiorentina, le sue meravigliose Madonne, sempre più aggraziate e morbide, inimitabili. E poi la fase milanese, dove giunge come musico, con uno strumento inventato di cui non abbiamo più traccia, cantautore spontaneo di note e versi pensati al momento. Qui nasce la Vergine delle Rocce, senza Giuseppe ma con Gesù e San Giovanni, opera stavolta compiuta e definita. "Se fosse vissuto ora avrebbe fatto delle foto, non avrebbe perso tempo a dipingere. Lo dimostra il Cenacolo, realizzato a secco, morto prima ancora di essere iniziato, senza speranza di sopravvivere al tempo. Ci mise 5 anni a farlo, un tempo infinito se paragonato al'affresco che va dipinto entro pochissimo tempo, prima che si asciughi l'intonaco. Oggi di quell'opera abbiamo più o meno il 30%, ma arriva prepotente il significato: quattro gruppi di apostoli divisi, ciascuno con la sua reazione alla provocazione sull'imminente tradimento rivelato da Gesù. L'unico di lato, senza espressione è Giuda, mentre gli altri mostrano sentimenti forti e stupore, e Pietro tiene per una volta lontanto Giovanni, sempre dipinto attaccato al Cristo, Una scena viva, che mette Gesù al centro, solo".
E' il momento di un nuovo viaggio verso Firenze, dove arrivano i suoi più grandi capolavori, compresa la Gioconda, quella Monnalisa dal sorriso malizioso, che contrariamente alla Dama dell'ermellino, proiettata a guardare il suo amore, sembra sorridere a tutti, con compiacimento.
E sulla Gioconda Sgarbi saluta, annunciando con amarezza l'assenza di una mostra imprtante su Leonardo in Italia, mostra che invece sarà fatta al Louvre, ma anticipando che il 2020 sarà l'anno di Raffaello, che sarà celebrato degnamente ad Urbino.
Saluta puntando di nuovo sul cuore "Sono arrivato dove sono partito, grazie Bagnoregio" e senza dimenticare un monito: "Con l'ignoranza non si fa nulla".
Teresa Pierini