CAPRAROLA - Ridere affrontando uno dei drammi familiari più gravi degli ultimi anni: i disastri finanziari "spinti" dalle banche. Non è facile pensare che questo possa essere possibile. Eppure succede, merito di Fabrizio Coniglio e Stefano Masciarelli che, senza offendere i protagonisti reali delle vicende, e estrapolano tic, abitudini, vizi e le presentano al pubblico mettendo in scena "Banche, un ladro in casa", scritto proprio da Fabrizio Coniglio.
Una sorta di "per non dimenticare", rivolto agli istituti di credito che nel recente passato, e speriamo mai più in futuro, hanno avvelenato il settore finanziario vendendo a famiglie e investitori inesperti titoli dedicati al mondo dell'alta finanza, un attimo prima, o forse anche dopo, che diventassero spazzatura.
Tante storie, quelle dei signori Castellaneta o della famiglia Rivalta, ma anche del promotore finanziario schiacciato dalle richieste dei suoi capi. Persone, per la gran parte torinesi, che Fabrizio e Stefano hanno incontrato grazie ad un amico avvocato che li ha difesi nelle cause contro i colossi bancari. A testimonianza arrivano foto, documenti, distinte di acquisto mai firmate dal risparmiatore. Storie da telegiornale, che diventano scenette ironiche, talvolta persino taglienti, botta e risposta tra moglie e marito che risparmiano da sempre rinunciando alla loro stessa vita. E si mettono a pregare "santa lady Diana" sperando che lei risolva tutto. "Vi chiediamo di non giudicarli ma magari sposare le loro storie come abbiamo fatto noi" questa l'avvertenza dei due attori, prima di immergersi in vite tragicomiche.
Tanti i riferimenti alla vita di quel tempo, dalla Fiat 128 fissa in garage per non spendere, all'enciclica "Caritas in veritate" di Benedetto XVI, fino alla citazione dell'articolo 47 della costituzione: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito". E poi la resa, perché dopo che dalla banca ti dicono "Fate finta che è entrato un ladro in casa e vi ha rubato tutto", ma quando quel tutto sono 228mila euro come si fa a non capire l'urlo del risparmiatore Masciarelli, che scende in platea ad urlare disperato tutta la sua rabbia, che diventa una resa.
La dignità, quella nessuna banca la potrà mai rubare, e se è vero che in tanti non hanno denunciato perché si vergognavano di aver preso azioni straccio oppure obbligazioni estere di una Nazione troppo lontana per capire che era fallita, c'è anche la signora veneta che di dignità ne ha da vendere. E lo spettacolo racconta esattamente un suo episodio storico: dopo aver stazionato sotto i portici, davanti all'ingresso della banca per giorni, ferma e decisa nonostante l'invito del parroco e la visita dei carabinieri, un giorno riceve da un dipendente dell'istituto una tazzina di caffè. La guarda con sospetto, dopo un po' la prende e si accorge che è vuota. Un affronto che va oltre i risparmi di una vita lasciati dal povero marito. Questo no, si alza e li abbandona al loro destino. Di ladri, anche di un goccio di caffè.
Un esempio tra tanti, per uno spettacolo da vedere per riflettere, sorridere, magari amaro, complici di un ricordo eterno di fatti assurdi, che solo il teatro può permettersi di tramandare.
Prima dello spettacolo il saluto del sindaco Eugenio Stelliferi e dell'assessore Barbara Mastrogiovanni, orgogliosi della rassegna sul terrazzo del teatro don Stefani, realizzata nel pieno rispetto delle normative attuali.
Teresa Pierini