VITERBO - La pergamena vergata dai Cardinali dopo la chiusura a chiave del palazzo dei papi, da cui nacque il termine conclave (cum-clave) è tornata proprio dove venne firmata.
Ieri mattina l'inaugurazione dello spostamento dal Museo dei Portici sotto Palazzo dei Priori alla Sala Gualtiero, nell'edificio della Diocesi, compreso nel biglietto unico Muvi, musei Viterbo, che comprende tutti i beni culturali religiosi, civici e tradizionali della città.
Al taglio del nastro erano presenti l'amministrazione comunale guidata da Chiara Frontini, l'assessore Vittorio Sgarbi che ha voluto questo spostamento, il vescovo Fumagalli e le autorità civili, militari e religiose.
"Grande valore intrinseco e ulteriormente d'immagine avere la pergamena a Palazzo papale - così il sindaco Frontini - che è del Comune ma questo non vuol dire che dobbiamo trattenerla, ed è questo il luogo più logico dove deve essere esposta".
Soddisfatto il vescovo Fumagalli che ricorda le tappe storiche, da quel novembre 1269, sede vacante con il papa che muore a Viterbo e la tradizione che vuole il conclave avviato entro 10 giorni nel luogo dove avviene. "C'erano 19 cardinali, 12 italiani, gli altri francesi, e da lì la storia che conosciamo - ha spiegato - l'attesa infinita perché ai francesi era fatto divieto, da Carlo d'Angiò, di votare un italiano, agli italiani mancava un voto alla maggioranza. Mesi infiniti che fecero reagire i viterbesi che li chiusero a chiave, e li nasce la pergamena che ammiriamo oggi. Non bastò, li misero a pane ed acqua e poi scoperchiarono il tetto. Verso la fine del terzo anno, nel settembre 1271, venne finalmente scelto un allievo di San Bonaventura, Tedaldo Visconti, che si trovava a San Giovanni D'Acri ma decise di andare a Gerusalemme per trovare la giusta via, tornando a Viterbo nel febbraio successivo come Gregorio X. Tutto si svolge sotto l'influenza di Carlo d'Angiò, che durò fino a Celestino V, il papa che diede le dimissioni stanco delle sue pressioni".
Una storia complessa, che a Viterbo ben conosciamo, meno fuori e magari la speranza è che la pergamena serva a diffondere al mondo la storia, per ricordare come dopo secoli si parli ancora di conclave e da dove ebbe origine la sua origine.
Per questo l'assessore Sgarbi ha deciso il trasferimento: "La pergamena non c'entrava nulla dove era messa, l'avrei spostata in due ore ma ci sono voluti 2 mesi, ora torna nel luogo originario. Questo è mettere qualcosa al suo posto ed ora abbiamo gli spazi che servono per la mostra. Spero di essere d'aiuto nel mettere ordine alla cultura di questa città".
Sgarbi non ha detto solo questo, assolutamente condivisibile, ma tanto altro, descritto nel nostro articolo di ieri (https://www.latuaetruria.it/il-territorio/63-viterbo/5850-per-l-assessore-alla-bellezza-sgarbi-il-museo-civico-e-chiuso-e-pure-brutto), che nulla toglie alla valorizzazione dei beni culturali della città, ma semplicemente potrebbe servire per aprire un dialogo costruttivo.
Teresa Pierini