VITERBO - Dante e la città dei papi, una storia cha passa per il centro storico e arriva fino al Bulicame. Un legame che non è sfuggito, ovviamente, al console Touring Vincenzo Ceniti, che lancia un appello per "imitare" il progretto appena lanciato.
Le Regioni Toscana ed Emilia-Romagna hanno infatti realizzato un progetto turistico interregionale sulle "Vie di Dante" che descrive nei dettagli i comuni attraversati dal poeta durante il suo esilio nel 1302.
Oltre a Firenze, sono indicate Scarperia/San Pietro, Borgo San Lorenzo, Marradi Brisighella, Faenza e Ravenna che conserva le sue spoglie. L’itinerario è ampiamente descritto in un opuscolo in quattro lingue (24 pagg) che è stato presentato alla stampa, insieme al “Progetto”, in occasione della recente Borsa internazionale del Turismo a Milano.
L’obiettivo dichiarato delle due Regioni è quello di presentare sul mercato internazionale una proposta competitiva all’insegna del turismo “esperienziale”, anche in vista delle celebrazioni del 2021 per il settimo centenario della morte di Dante.
Oltre alle tappe ‘obbligate’ non mancano suggerimenti originali, come la visita delle tre lapidi dantesche nel quartiere medievale di Firenze, il trekking all’eremo di Gamogna (nel territorio di Marradi), antico complesso monastico del 1053, la tappa nella Grotta Tanaccia, una delle più belle della Vena del Gesso di Brisighella, nel ravennate, e la visita di palazzo Milzetti a Faenza, con i suoi meravigliosi soffitti affrescati in stile neoclassico.
Riferimenti pure ai piatti della tradizione tosco-emiliana.
I dettagli sono contenuti nel sito www.viedidante.it dove il turista potrà anche scegliere tra le tante proposte di soggiorno offerte da una quarantina di operatori turistici. Si va dal weekend, al “pacchetto” di 5/7 giorni.
"Sarebbe utile che all’iniziativa si unisse anche la Regione Lazio - sottolinea nella nota Ceniti - dal momento che Viterbo venne attraversata da Dante nel 1300 nel suo viaggio a Roma per l’Anno Santo. Il poeta ebbe modo di vedere il singolare scenario della collinetta del Bulicame, alle porte della città, la cui caldera fumante di acqua ipertermale gli suggerì la pena per i Violenti nel XII e XIV Canto dell’Inferno.
Il versetto più celebre lo leggiamo nella stele che venne realizzata dai soci di Viterbo del Touring Club nel 1921 in occasione del sesto centenario della morte. Nel 2012 è stata restaurata dall’attuale consolato di Viterbo del Touring. Siamo nel XIV Canto dell’Inferno dove sono puniti i “Violenti” contro Dio.
Quale del Bulicame esce ruscello/ che parton poi tra lor le peccatrici, / tal per la rena giù sen giva quello. /Lo fondo suo e ambo le pendici /fatt’era ’n pietra, e ’ margini dallato; / per ch’io m’accorsi che ’l passo era lici".
Un appello che potrebbe essere raccolto dai candidati alla Regionali iimpegnati in campagna elettorale.