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Il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre: una relazione smonta la scelta del deposito scorie nucleari nella Bassa Tuscia

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CORCHIANO - Si è volta questa mattina via Zoom la conferenza promossa dal Biodistretto della Via Amerina e delle Forre per illustrare delle osservazioni al progetto del deposito nazionale della Sogin.

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Presenti rappresentanti del Biodistretto, dei Comuni di Corchiano (Piergentili), Gallese (Piersanti) e Vignanello (Sciarelli) e alcuni esperti che hanno realizzato la relazione sul territorio compreso nel Biodistretto.

Il lavoro è stato presentato da Famiano Crucianelli (Presidente Biodistretto) che ha sottolineato: "Non siamo contrari che in Italia non ci sia un deposito, anzi, finalmente si pone il problema di mettere in sicurezza le scorie. Quello che contestiamo è il merito della scelta della Sogin e per farlo abbiamo realizzato una relazione con dodici contributi di valore, tutti realizzati a titolo gratuito, che vanno a contestare la scelta del nostro territorio. Per la Sogin sembra che l'Italia sia solo Piemonte e Tuscia, insieme abbiamo 12 siti 'verde smeraldo', da loro considerati prioritari".

La relazione, che sarà pubblicata sulle pagine web e social del Biodistretto, si compongono dei seguenti professionisti: Antonino Scarelli, PhD in Matematica Applicata, specialista in Ricerca Operativa, già professore di Metodi Matematici e Statistici presso l’Università della Tuscia di Viterbo; Fabio Caporali, membro del Comitato Scientifico del Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre, rappresentante dell’Università degli Studi della Tuscia nel “Consorzio Tiberina- Associazione consortile per l’Assemblea di Fiume e di Bacino del Tevere e per i relativi Patti e Contratti”; Vincenzo Piscopo, Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche - Università degli Studi della Tuscia; Sergio Madonna, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali - Università degli Studi della Tuscia;  Antonio Mancini (geologo, collaborazione GIS – Geom V. Valentini – UT Comune Gallese); Nicoletta Ripa, Dipartimento di Scienze Agrarie ed Forestali - Università degli Studi della Tuscia; Roberto Mancinelli, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali - Università degli Studi della Tuscia; Slow Food Lazio; Francesca Letizia Rizzo, PhD Ancient Topography; Luca Panichelli,
Laurea in Arte, Cultura e Turismo del Territorio. Accompagnatore delle Forre dell’Agro Falisco. Esperto conoscitore del territorio. Blog di comunità; Tombesi Anna Maria, architetto, Andrea Filpa, Urbanistica Università Roma Tre.

Le relazioni sono state descritte a grandi linee dal presidente Crucianelli: "Il professor Scarelli non contesta la scelta ma, radicalmente, la metodologia e i criteri, definendo quel lavoro come non serio. Il professor Caporali sottolinea come il territorio si sia dotato da tempo di un biodistretto, scelta consapevole di sostenibilità, questo non può essere indifferente. Poi abbiamo Piscopo che analizza le acque e, in modo ben argomentato, dimostra la presenza di sorgenti, fondamentali per Corchiano e Gallese ma anche molte altre che diramate arrivano fino al Tevere; se ci fosse una contaminazione le troveremo direttamente nel centro di Roma. Quindi hanno evitato i grandi centri ma non si sono accorti che sono lo stesso coinvolti. Madonna contesta un aspetto molto importante, l'assenza di riferimenti analitici seri sul terreno geologico, basati su riferimenti risalenti al 1999, quando il governo D'Alema istituì la Sogin, senza prendere in considerazione quanto sia questo un territorio vulcanico e soprattutto gli studi dell'Enea. Mancini, geologo che conosce benissimo il nostro territorio - prosegue il presidente del Biodistretto - e mette in evidenza la vacuità dei confini amministrativi, senza tenere conto del rischio sismico, perché un terremoto non prende certo in considerazione i confini tra Comuni. Infine la nostra agricoltura di qualità va immediatamente in contrasto con una scelta del genere, e questi dati sono evidenziati da Slow food Lazio, la Sogin non ha valutato questo fattore che è tra le caratteristiche per non inserire un deposito. Infine storia e cultura, e quindi il turismo, la cui qualità è alla base di tanti investimenti per sviluppare il nostro patrimonio, aspetti analizzati da Rizzo e Panichelli, argomento evidenziato anche dalla Soprintentenza in una sua nota. L'architetto Tombesi si conccentra poi sull'area di Corchiano, ne evidenzia i vincoli, e Andrea Filpa tocca il paradosso assurdo di voler ipotizzare un sito a confine con un'oasi WWF. Infine l'Ordine dei medici, che ringrazio per il loro comunicato che evidenzia quanto sia contradditorio mettere un deposito di scorie radiattive in un luogo che ha già criticità naturali sul terreno, quali radon e arsenico, non è il caso di aggiungerne un'altra".

La grande paura per il deposito di scorie è soprattutto in quelle ad alto rischio, come sottolinea ancora Crucianelli: "C'è un aspetto inesistente nella relazione Sogin: non c'è il sito per scorie ad alta radioattività al momento, non in Italia, non in Europa, è presumibile o pressoché certo che in questo sito non sarebbero presenti solo le basse ma anche quelle altamente pericolose, e la Sogin questo non lo valuta perché il rischio sarebbe troppo alto. Con il nostro documento abbiamo dimostrato che non è una contestazione generica ma entra nel cuore delle scelte" conclude.

Una relazione che sarà la bandiera in difesa del territorio nella bassa Tuscia, e ricordiamo che il deposito individua come aree valide anche Tarquinia, Montalto di Castro e Tuscania, che stanno procedendo anche loro a protezione di un'area che vive prettamente di turismo, storia e agricoltura.

Vicino al Biodistrettro le tre amministrazioni coinvolte sul territorio.

Pietro Piergentili, vice sindaco di Corchiano: "Non si capisce come sia stato individuato un territorio che ha scelto da tempo la sostenibilità ambientale per costruire il proprio futuro, con provvedimento di legge regionale. Solo questo elemento bastava per escluderci. Un territorio ad altissimo valore artistico, con una preziosa agricoltura fatta di dop, igp, nocciola gentile romana, olii e vini di qualità, lo difenderemo con tutte le nostre forze".

Sabrina Sciarrini, assessore di Vignanello: "Il problema è come siano state individuate queste aree, sia le 50 totali che le 12 che considerano idonee, di cui 5 a Viterbo. Appare irrazionale già dal punto di vista del calcolo della probabilità, si vede quasi lo sforzo di incastrarli in modo tale da non impattare su sorgenti, oasi, e altre criticità. Troppo curioso per essere casuale o arrivato da uno studio. Considerano anche le ferrovie come punto di forza, sottolineando che si trovano a soli 8 chilometri. Poi andiamo a vedere che si parla della Roma Nord, e sappiamo come è messa, e della Orte Civitavecchia, dismessa da tempo, al momento una pista ciclabile. Praticamente sono tratte turistiche che dovrebbero essere un punto negativo nella scelta, mentre loro lo considerano di forza".

Infine Danilo Piersanti, sindaco di Gallese: "E' stato già detto tutto dal presidente e dai colleghi, io aggiungo che la paura più grande è nel doposito per scorie ad alte radiazioni, il rischio che arrivino qui e che, essendo in italia, il temporaneo diventi definitivo è tanto".

Fabio Caporali, in chiusura, ha aggiunto: "Non si tiene conto della vita che si trova intorno al sito, è necessario sviluppare una cultura ambientale ecologica che porti ad evitare questi rischi, questa scelta nasce proprio dalla carenza della cultura, che deve entrare nei processi di valutazione. L'uomo e la vita non vanno disgiunti dai problemi tecnici".

Il presidente Crucianelli ha salutato ricordando la recente e misteriosa cronaca dei fatti di Orte, dove si susseguono esplosioni sotterranee, con la creazione di doline carsiche: "Ciò che di sconosciuto sta accadendo ad Orte è la dimostrazione di quanti misteri sono ancora presenti in questo territorio e che non possono non essere tenuti conto. Noi non viviamo di paure ma di messaggi razionali, per questo da domani avvieremo le iniziative di incontri con la cittadinanza per spiegare le motivazioni che ci portano ad opporci al deposito".

Teresa Pierini