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Giuseppe Antoci racconta la sua vita sotto scorta: "Per fortuna ci sono giornate come queste, carezze al cuore"

In Provincia
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TARQUINIA - Terminata l'emozionante cerimonia che ha visto il presidente Antoci diventare cittadino onorario della città, è arrivato il momento della stampa, ristretto, all'interno della Sala degli affreschi, per rispondere alle domande dirette che sono state poste.

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Tanta la curiosità dei giornalisti presenti, strettamente legata alle sue vicende professionali, allo sventato attentato sui Nebrodi e sui mezzi in mano allo Stato, inteso come l'insieme degli italiani, per combattere le mafie.

Messa in discussione
"Un tema che fa parte della storia della lotta alla mafia, che hanno vissuto tutti e che non conoscevo, mi dicevano che anche io non ne sarei rimasto fuori. Tanti che hanno combattuto la mafia hanno vissuto messe in discussione che li hanno colpiti sulla professionalità. E' la storia che si ripete, ma stavolta c'è la novità, le forze dell'ordine che entrano su questo tema e colpiscono proprio mettendoli all'angolo, mettendoli nel posto che meritano".

La politica che non chiede mai scusa
"Solo i grandi uomini chiedono scusa, quelli che non lo fanno sono piccoli, e non c'entrano i ruoli ma l'uomo, a maggior ragione se è un uomo delle istituzioni. E' una storia che si ripete, sono sempre gli stessi che pur cambiando modi, posti, luoghi o sedie; quando si facevano le denunce al Csm contro Falcone non hanno mai preso le distanze. Io ho chiesto tante volte scusa e lo ritengo un atto liberatorio".

L'esperienza tarquiniese vissuta insieme alla figlia Isabella
"Per scelta ancora non mi sono avvicinato a lei, avevo desiderio di abbracciarla, visto che sarebbero stati pochi secondi non mi sarebbe bastato, poi la vorrò tenere abbracciata, in albergo così condivideremo questa esperienza. La mia vicenda nasce e cresce con loro, con la mia famiglia e con le scelte fatte insieme".

Credibilità contro campagna di fango
La credibilitàò va costruita come i palazzi, partendo dalle fondamenta, non certo dall'ultimo piano, mettendo il cemento ma quello duro che fa stare il palazzo solido per il futuro. Abbiamo fatto questo insieme ad una squadra, tutti insieme, la credibilitò nasce dall'azione quotidiana che noi facevamo, creando fatti, il mondo della lotta alla mafia è pieno di tantissime parole, io penso che occorra l'antimafia dei fatti.
Il movimento cattolico degli studenti italiani ha scritto una cosa bellissima: 'Qui si raconta l'antimafia dei fatti, perché sono i fatti che raccontano', prova è stata che tutto è diventato cardine del codice antimafia, ammirato anche dall'Europa che chiede di seguire il nostro protocollo. E' finita li? No, non saremmo credibili. Continua per fortuna e purtroppo siamo ancora nella fase in cui è ncessario l'intervento della magistratura. Si sta celebrando uno dei più grandi maxiprocessi in Siicilia con più di 100 indagati, con centinaia di aziende coinvolte e già condanne nell'abbreviato, proprio a chi diceva che si faceva presto a far fuori Antoci, Manganaro e compagni, bastavano 5 proiettili. Lui adesso ha 24 anni da scontare nelle patrie galere, aspetto il medesimo trattamento anche nei processi ordinari. Tutto è avvenuto perché si sono allineati i satelliti giusti, con le persone che hanno fatto tutte azioni per combattere le mafie. I risultati li ha appena annunciati l'Agea, comunicando come, ad esempio in provincia di Enna sono bloccati 28mila titoli per 30 milioni di euro e mancate erogazioni per altri 9 milioni annui, è chiaro che 100 milioni di euro di contribruti sono saltati".

Gruppo di lavoro
La task force creata è stato un elemento dirompente, è come se in un posto dove c'è un silenzio assordante arriva una persona e grida. Falcone diceva 'Segui i soldi', noi lo abbiamo fatto. Il protagonista di tutta questa vicenda non siamo noi, uomini singoli, ma il silenzio di quegli anni dove tanti, tutti sapevano e nessuno parlava, per paura ma anche per connivenza, come sta evidenziando il processo. Tante persone occupavano particelle di terreni liberi con contratti intestati a persone morte o terreni demaniali, anche fuori della Sicilia, per percepire fondi europei. Guai a dire 'sono 4 mafiosetti', cosa-nostra si era spartita i terreni, avevano finito di litigare, perché scannarsi sul territorio quando arrivano i fondi pubblici nei conti correnti? E badate, non dei prestanomi ma nei loro. Il nostro grido ha armato le mani di chi quella notte ci voleva uccidere, noi stavamo ancora cercando di capire i numeri dove avevamo messo le mani. Era il bivio, o entri nella strada del silenzio o in quella della dignità, ma se ce l'hai nel cuore quella del silenzio non lo vedi nemmeno e arrivi dritto nella dignità. Siamo insieme, su un pullman, guidato a turno da tutti, con la condivisione dei valori e delle scelte, mettendo sempre prima i valori".

Post attentato
Non c'è mai un dopo, non è mai finita. Non potremo più essere le persone prima dell'attentato, le grida, i pianti, questo non fa parte del passato, purtroppo. E questo crea turbamenti e paure, la consapevolezza che possa riaccadere e chi sta con te, padre di famiglia, potrebbe perdere la vita per accompagnarti. Ho pensato spesso che se dovesse accadere spero di essere da solo, incontrandoci non ci siamo mai scrollati di dosso tutto, i pallettoni contro le ruote, le molotov pronte, quel sindaco che con una frase accende una lampadina ad uno di noi, uno 'sbirro'. Cose a cui pensiamo ogni giorno, la paura di morire è superata solo dall'aver lasciato un protocollo che sta cambiando il sistema, devastando le mafie, in più regioni e che forse diventerà uno strumento europeo, perché è un problema ovunque. Ricordo Ján Kuciak, il giornalista ucciso in Slovenia insieme alla findanzata per aver indagato sui fondi europei in mano alla 'Ndrangheta.

Cosa manca alla sua vita
Godetevi le piccole cose, un bagno al mare, una passeggiata a cavallo, insieme tutti e cinque al centro commerciale, cose che facevo senza dargli peso. Poi arriva il momento in cui devi comunicare gli spostamenti, creando disagio, vivendo l'imbarazzo nel sapere che dovranno fare bonifiche dove dobbiamo andare, non poter dire a mia figlia 'Andiamo a prendere un gelato', va fatto con pianificazione, e lo stesso vale per le mie figlie, mia moglie, e non possiamo fare un viaggio insieme. Manca la normalità, come una delle cose più importanti per una persona, la libertà, un dono che con consapevolezza metti sul piatto con l'accordo della famiglia per scegliere la dignità, la voglia di liberare il territorio dalla mafia, è un pezzo che doni, come la vita di chi oggi ricordiamo, persa per lo stesso motivo. Per fortuna ci sono giornate come queste, carezze al cuore".

Ultimi interventi del commissario Manganaro e del sindaco Giulivi.

"Non intervengo come uomo di stato ma come Daniele, cittadino italiano nato e cresciuto in Sicilia - ha sottolineato Manganaro - su me e il mascaramento hanno parlato i magistrati e gli atti, voglio invitare tutti i presenti ad un riflessione concreta. Voglio parlare di Peppe Antoci, un mio fratello maggiore, siamo virtualmente nello stesso stato di famiglia. Già a 12 anni ascoltavo conferenze, leggevo libri, seguivo incontri e chiedevo a chi parlava di mafia cosa avessero fatto per combatterla. Poi è arrivato lui, un bancario che ha colpito la mafia sui soldi, parliamo già di 5 miliardi di euro di finanziamenti mancati. Per il futuro quando qualcuno parlerà di antimafia chiedete cosa ha fatto, Antoci ha fatto, altri? Chiacchiere, quanti parlano di antimafia? L'ultimo a fare un protocollo diventato legge è lui: l'antimafia dei fatti".

"Da sindaco sono soddisfatto di questa giornata, che si è svolta esattamente come pensavamo e come l'abbiamo costruita - ha concluso Giulivi -, da cittadino normale sono felice della speranza lasciata ai nosri figli e ai nostri nipoti, certo che prima o poi batteremo per sempre la mafia. Ora abbiamo paura? Ci sono tanti tipi di paure, la prima è quella che ti fa stare fuori dai giochi per salvarti, ma anche la paura di vincere, che serve per ottenere risultati, la più bella per mettersi in gioco e poi ottenere un risultato. La nostra Nazione deve essere unita sotto un'unica bandiera, la lotta a tutte le mafie".

L'ultimo atto la firma del registro delle personalità passate per il palazzo comunale, a cui Antoci non si è sottratto, donando una dedica alla città.

Teresa Pierini