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L'inconscio del cinema: il maestro Piovani parla della musica e della sua vita

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BAGNOREGIO - E' il giorno di Nicola Piovani, che chiude il Civita Cinema con il concerto "La musica è pericolosa"; ma prima della musica il compositore per una volta si è votato alle parole, raccontandosi e rispondendo alle domande di Giancarlo Necciari e Vaniel Maestosi, nel magnifico scenario del Belvedere, con Civita di Bagnoregio e i Calanchi a fare da sfondo poetico. 

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Confida subito di non essere mai stato li, forse uno dei pochi al mondo ormai: "Mi avevano annunciato qualcosa di mozzafiato... e quando ti dicono così di solito arriva la delusione. Non è questo il caso, non è il posto più bello d'Italia... ma del mondo" confessa.

Inizia il suo racconto dal concerto, scaturito dal libro, il cui titolo è ispirato a Fellini: "Il mio unico libro, 'La musica è pericolosa', che su consiglio di Rosi doveva diventare 'musicale'. Fu impossibile allegare un cd ma era possible proporre dei concerti attraverso la lingua del teatro, che ha ancora una foza dirompente incredibile, non come la musica che ormai è ovunque, anche mentre scegli le zucchine al supermercato o quando viene usata per annacquare la forza delle immagini. Se ascolti musica, ascolti musica, solo così la rispetti e non le fai fare tappezzeria. Ho fatto le mie scelte, ho rischiato, sapendo che per un proprio progetto bisogna saper rinunciare ai privilegi, agli incassi e ai riconoscimenti, un rischio che merita correre quando si hanno delle idee. Poi ci vuole la fortuna, e io l'ho avuta". Un fortuna meritata, hanno pensato i tanti presenti all'incontro, che ha viaggiato in via paralleta con il talento.

La seconda confessione di Piovani è sulla musica classica e la sua importanza come base di partenza: "Secondo me non c'è una regola, anche se per costruire la cultura del presente è impossibile prescindere da quella del passato, per guardare bene al futuro. Un esempio? Conoscere Ravel è un atto d'amore, per capirlo ti devi innamorare. È difficile conoscere senza amare. La musica agisce in ambiti diversi, tutto chiede rispetto per quella forma. Ad esempio: una bella colonna sonora che commenta una storia entra in punta di piedi, senza esibirsi, costruendo l'emotività di un film - precisa il compositore -, il cinema è realilsta e gli unici elementi non realisti sono la voce fuori campo, che spiega, e la musica, appunto, che talvolta anticipa la scena. Pensate al gesto di un attore, con una musica allegra, ci si aspetta che accada qualcosa di ironico, al contrario, con una tensiva, ci aspettiamo la sciagura. Come scrisse tempo fa un giornalista francese che mi intervistò...  la musica di Piovani è l'inconscio del film. A teatro è tutto l'opposto, tante cose che avvengono sul palco sono a vista, anche il cambio dello scenario, e si diventa complici".

Argomento che coinvolge involontariamente Giampaolo Sodano, ex direttore di Rai Due e Canale 5, che cita un aneddoto: "Ricordo la complessa operazione per realizzare 'Amico mio', con Massimo Dapporto, le cui musiche le compose proprio Nicola. Era una serie ospedaliera, dove l'emozione era fondamentale. Ascoltai la composizione e mancavano completamente i violini, che sono determinanti per infondere questo sentimento. Per registrare era stata usata l'orchestra interna senza archi, per problemi di budget. Li pretesi, furono incisi e inseriti nela colonna sonora, ottenendo il risultato sperato".

Altri tempi, ora la televisione e la fruizione stessa della musica sono cambiate, e Piovani cerca una soluzione: "In questo oceano di comunicazione il rischio che si corre è il manierismo, la ricerca dell'ispirazione in un'altra arte, anziché alla realtà minima, che fornisce spunti. La realtà si è persa quando gli sceneggiatori hanno smesso di prendere il tram: bisogna guardare le persone, i loro dolori, le aspettative, la gioia, lo sguardo degli innamorati, questo difende dai rischi del manierismo. 'Cerca la vita e troverai lo stile, cerca lo stile e troverai la morte' diceva il grande Edoardo. E' necessario raccontare il reale, i politici possono permettersi di non essere leali, gli artisti no".

A questo punto serve un antidoto, e il maestro Piovani ha le idee chiare su dove andare a colpire: "Ho fatto l'impossibile, partecipando anche ad incontri, per salvare il diritto d'autore, e per fortuna la Legge europea che andava a vantaggio delle piattaforme multinazionali, che ricordo non pagano un euro di tasse nel Paese dove guadagnano, non è passata per soli 4 voti. Io trovo scandaloso che le multinazionali siano autorizzate ad usare l'arte gratis per i loro interessi: abbiamo rischiato di perdere il diritto degli autori, di tutti gli autori, non solo dei plurimilionari ma anche di quelli piccoli. L'antidoto c'è... è il rispetto dell'articolo che si produce, l'orgoglio di creare perfettamente il proprio prodotto".

Il resto del racconto è innestato con le sue note, nella perfetta sintonia creata nel concerto "La musica è pericolosa" (leggi qui l'articolo relativo).

Al termine il maestro Piovani ha ricevuto omaggi del territorio, tra cui un quadro che lo ritrae davanti Civita di Bagnoregio.

Teresa Pierini