VITERBO - Lisistrata avrebbe apprezzato l'interpretazione di Marisa Laurito, che ne riprende con astuzia i tratti principali di donna forte, convinta delle sue idee e pronta a tutto pur di fermare l'assurdità della guerra.
C'è il pubblico delle grandi occasioni per questo spettacolo a Ferento, un appuntamento al tramonto che ha fatto il sold out, nei tempi del distanziamento e degli spalti contingentati.
Al centro della cavea due protagoniste, una attrice, l'altra raccontata: due femministe vere, due donne, entrambe in lotta per le altre donne, distanti secoli temporalmente e vicine, vicinissime in ironia, tutta partenopea attinta dalla Magnagrecia, e determinazione.
"È sempre colpa degli uomini": con questa frase Marisa Laurito apre la riduzione del testo di Aristofane, rivisto in chiave breve, adatto ad un teatro più duttile e veloce in termpo di emergenza, e soprattutto moderno, specie nel linguaggio, talvolta anche scurrile, e nelle allusioni, molto poco velate. D'altronde si parla di sesso, negato a mariti ed amanti, vogliosi nei loro frettolosi rientri dal fronte.
Lisistrata "dichiara guerra alla guerra" e convince, pur a fatica, le amiche (e le nemiche) di Atene, Sparta e di tutto il Peloponneso, ad allontanarsi dai doveri coniugali, conquistando il tempio per lanciare un messaggio forte, fermare gli uomini, "Che tanto fanno finire una guerra per farla iniziare un'altra".
La guerra del Peloponneso poi, infinita, lunga 20 anni, con decine di migliaia di morti tra mariti, amanti, padri e figli. "Una tragedia... greca ovviamente" ironizza la Laurito, che conquista il palco con un lungo monologo destinato a raccontare agli spettatori l'antefatto, per poi portarli dentro l'azione principale, quella del rifiuto agli uomini, d'altronde, dice ai maschi: "Non puoi pensare in grande se hai un cervello piccolo".
L'emergenza porta prepotentemente all'attualità, dal mondo greco con le guerre sul campo di battaglia, a quello attuale, contro un nemico invisibile che trascina comunque nella stessa emeregenza. E si coglie il legame nello scambio di battute con Mario Scaletta, calato nella parte del commissario della guerra, un ruolo che si può immaginare nel mondo odierno, con l'amarezza di quello che poi accade, come spiega la stessa protagonista: "La guerra fa bene ai commissari che vivono di questa... Loro si arricchiscono e succhiano il sangue della povera gente".
La storia di Lisistrata è la vittoria delle donne, che ridicolizza l'uomo al comando, mostrandolo ignorante, incassando anche quello che potrebbe essere letto come un complimento, proprio perché detto da un maschio: "Lisistrata, tu come uomo staresti benissimo" in risposta all'ennesima frase slogan: "Vi stiamo salvando da voi stessi".
E come ogni commedia che si rispetti, arriva il lieto fine: termina come è iniziato, la guerra finisce e ci si può godere la vita, si può ricominciare. E speriamo che sia di buon auspicio per l'emergenza di oggi, chissà cosa ne avrebbe scritto Aristofane, fosse stato vivo in questo 2020.
Teresa Pierini