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Allevi... e il suo piano immenso (impossibile chiamarlo "solo")

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VITERBO - Torna dopo anni nella città dei papi e ne rimane estasiato: Giovanni Allevi ha presentato un concerto meraviglioso raccogliendo una quantità infinita applausi.

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E' bello poter raccontare il concerto del compositore e pianista, e i meriti sono tutti suoi: Viterbo lo ha accolto con un Teatro Unione pieno, andato sold out nel giro di un paio di giorni, e lui ha ricambiato aprendo il cuore e portando i sentimenti dal palco al pubblico.

Non tutti comprendono Allevi, per farlo è necessario immergersi nel suo mondo, fatto di insicurezze e incomprensione, che lui esorcizza davanti alla tastiera. Non servono i puristi della musica, intenti a paragonare le sue composizioni a quelle di Bach o Mozart, serve solo l'ascolto del suo animo gentile che arriva dal pianoforte, dove si piega fino quasi a toccarlo con la testa con i suoi riccioli sfiorare i tasti, rimanendo immobile con il corpo e facendo andare magicamente e freneticamente le mani, che volano, si incrociano donando all'etere le sue bellissime note.

Entra, si muove e parla come un folletto dal cuore candido, esattamente come ci si attende da lui, e presenta ogni brano, alzandosi ogni volta per rivolgersi in platea, descrivendo la nascita, la sofferenza o l'amore vissuti prima di diventare note su un pentagramma, confidando "Vi parlo perché quando sono agitato sono logorroico". 

Ogni passaggio mette a nudo la sua vita, quando faceva il cameriere per vivere o nel bilocale pieno di parenti rumorosi per le feste; il panico, suo stato d'animo abituale, o il grande amore per i figli, con il senso di colpa che lo accompagna ogni volta che il lavoro lo porta lontano da loro; il passaggio dall'eternità all'esistenza che si manifesta nel primo battito del cuore o la liberazione delle emozioni, unico modo per respirare. Ogni brano, dipinto con poche parole, diventa un quadro attraverso le note, che riflettono e danno un senso alla piccola descrizione.

Scrosciano gli applausi, e più volte si rivolge al pubblico con gioia: "Che belli che siete, voglio tornare a Viterbo". Un affetto che lo spinge oltre ogni limite, proponendo un brano che aveva messo nel cassetto, dopo un'esecuzione "disastrosa", parole sue, a Tokyo. "Ora suonerò The other side of me, oggi mi ha chiesto di esserci, perché io con i brani ci parlo. Bene, vediamo, nella musica c'e il mito della prima esecuzione, oggi potremo assistere all'ultima" sottolinea mentre si siede di nuovo al piano e, dopo gli applausi, aggiunge: "Mi sembra che lo abbiamo riabilitato".

Non basta, e torna ancora al Giappone, che per uno strano motivo viaggia sempre su storie drammatiche, la prima volta con il distacco della retina all'occhio sinistro, una situazione che ben conosce e che, di logica, doveva concludersi con una corsa in ospedale. Ma c'era un concerto da finire e gli autografi con i fan, in ospedale ci andrà il giorno dopo, portandosi dietro una riduzione della vista sinistra e il rischio di non poter più suonare, una situazione che esorcizzò scrivendo "No more tears", non più lacrime.  La seconda storia nipponica, per uno strano motivo, è ancora legata alla salute: lo attendevano in una mostra di Yuzen, la seta dipinta, ma la febbre lo tenne in hotel, nel cui delirio ha immaginato una meravigliosa scena d'amore, descritta nel brano "Yuzen".

Tratti di vita che portano dritti ai bis, il concerto è finito ma non la voglia di esserci, torna per ben tre volte sul palco poponendo Born to fly, Aria, un brano contro l'ansia, e infine la sua versione del Te Deum di Marc-Antoine Charpentier, diventato popolare come siglia dell'Eurovisione, e conclude scherzando: "Noi stasera lo facciamo rivoltare nella tomba, vi faccio sentire la mia rielaborazione orientata a ritmi trap e rap moderni". E ancora applausi.

Una magia vera questo concerto di Capodanno, che si è concluso con l'abbraccio, le foto e gli autografi nel foyer del Teatro Unione. Un momento speciale che sia solo l'inizio, c'è una promessa da mantenere e un ritorno che ormai la città si aspetta. 

Teresa Pierini