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Sulle orme di Giulia Farnese: un viaggio nella bellezza

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VITERBO - Riceviamo e pubblichiamo volentieri il racconto di G. B. Crocoli dedicato a Giulia Farnese, nel periodo in cui la Tuscia la sta celebrando, ricordando il 500° anniversario dalla sua scomparsa.

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"Come scrisse Goethe 'per conoscere il poeta bisogna andare nella terra del poeta'. Così, chi vuol conoscere Giulia deve andare dove ella è nata: a Capodimonte 550 anni fa (correva l‟anno 1474?).

Visitare gli stessi luoghi dove ha mosso i primi passi, su quel bagnasciuga del lago vulcanico più bello d‟Italia, respirare quell'aria pura 'improfumata', dai fiori di tigli che salivano fin sull‟antico maniero e inondava la stanza di Giulia a picco sull‟acqua; specchio naturale che rifletteva quel viso adolescente di rara bellezza e che le fece provare le prime sensazioni di diventare la bella desiderata da tutti quelli che la conobbero, ma amata e protetta solo da uno: Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI.

Il Lago e la bellissima isola ove riposano i suoi avi le piacevano molto, qui trascorse gli anni più belli della sua giovinezza, poi, diventata romana, volle ritornarci ad ogni occasione, come per la grande festa per la nomina a Cardinale dell'amato fratello Alessandro, avvenuta il 20 settembre 1493. Giulia qui giunse da gran signora, moglie di Orsino Orsini da Bassanello, che sposò nel 1489, ma già nelle grazie del suo illustre amante Alessandro VI, il quale, eletto Papa nel 1492, volle subito omaggiare il fratello Alessandro del maggior titolo onorifico dopo il Papa. Era il 23 ottobre del 1493: 'La corte papale, Alessandro VI in testa, con Madonna Giulia al suo fianco, seguiti dal baldanzoso Cesare, dalla bellissima Lucrezia con lo sposo, da Adriana de Mila e vari cardinali, raggiunse il centro di Capodimonte, tra un frenetico andirivieni di soldati, scintillio di elmi e di alabarde. Da centinaia di carrozze scesero sulla piazza antistante il Castello: Dame, Cavalieri, Nobili e artisti. Un sontuoso banchetto e tanta musica allietarono la giornata; la sera non appena il Sole scomparve dietro le colline di Valentano, si accesero luminarie ovunque'.

Tutti gli invitati a quella festa certamente videro Giulia bellissima, come apparve al cognato Lorenzo Pucci, marito della sorella Girolama qualche giorno dopo a Roma nel farle visita: 'Madonna Giulia si è ingrassata e fatta bellissima cosa. In mia presenza si sciolse i capelli e se li fece acconciare: nulla di simile vidi mai… pareva davvero un Sole…'.

Il 31 maggio del 1494, Giulia partì da Roma al seguito del corteo nuziale di Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza, che raggiunse il palazzo degli sposi a Pesaro. Si trattenne in quella città solo pochi giorni, e il soggiorno non fu per lei felice, sia per l'assenza del suo amato Papa che per l'atteggiamento di alcuni nobili locali, i quali durante un concorso di bellezza preferirono le bellezze nordiche di Caterina Gonzaga di Montevecchio a quelle mediterranee di Giulia. Il Papa, venuto a sapere dell'affronto subito da Giulia, così la rincuora: 'Le bellezze di quella persona (Caterina Gonzaga) che non sia degna di calar le scarpe…ogni uno che ce ha scritto dice che quanto te era apresso pareva una lucerna sempre apresso al sole'. In queste condizioni morali aggravate dalle brutte notizie che le giunsero all'improvviso sulla salute del fratello Angelo, Giulia partì subito per Capodimonte, ma al suo arrivo il fratello era già morto, il 12 giugno dello stesso anno. A Capodimonte si trattenne fino al 29 novembre 1494, ed ebbe modo di riprendersi moralmente e fisicamente, nelle tiepide acque del lago, ma anche con lunghe passeggiate e gite in carrozza, nei castelli vicini di famiglia.

In agosto giunse accompagnata dalle fedelissime dame e dalla sua scorta per trascorrere qualche giorno nel vicino Castello di Gradoli (il Palazzo del Sangallo ancora non c‟era). In quel luogo ameno che il fratello Alessandro, poi diventato Paolo III, così elogerà: 'Se volete che io viva in eterno, fatemi stare a Gradoli d‟estate e a Canino d‟inverno'. Qui la raggiunse una lettera del Papa, il quale si raccomandava di 'attendere all‟onestà', ovvero si raccomandava di essergli fedele. Giulia si premurò di tranquillizzarlo circa la sua onestà, paragonandosi addirittura a Santa Caterina da Siena. Ma nonostante le belle parole, la pazienza del Papa era terminata, e usando ogni mezzo di convinzione, il 29 novembre il fastoso corteo partì da Capodimonte per far ritorno a Roma.

Sulla carrozza gigliata, scortata da un drappello di gendarmi pontifici, presero posto: Giulia, la cognata Girolama, e la suocera Adriana de Mila. Percorsi pochi chilometri, all'altezza della Commenda, il corteo venne assalito da una squadriglia di soldati francesi sbandati, facenti parte dell'esercito di Carlo VIII che imperversava in quel tempo nel viterbese. La scorta non oppose resistenza alcuna e gli improvvisati 'briganti' sequestrarono gli illustri viaggiatori che rinchiusero, ironia della sorte, nella Rocca dei Papi di Montefiascone.

Iniziate le trattative, Giulia implorò il suo protettore di provvedere a pagare subito il riscatto per la sua liberazione, invitandolo a rivolgersi direttamente a Re Carlo VIII. Non è dato sapere quanto il Papa sborsò per la liberazione della sua amante, ma in quel caos che regnava, per non correre ulteriori rischi, non badò a spese e ci aggiunse anche il costo di una scorta di 400 cavalleggeri che, preso in consegna il prezioso corteo, lo condusse fino a Roma, dove giunse a tarda notte, il 1° dicembre 1494. Roma rivide finalmente quel 'Sole' che la illuminava, ma soprattutto gli occhi e il cuore del suo 'Signore'.

Morto il marito Orsino Orsini, nel 1500, e Papa Borgia nel 1503, trascorse la seconda giovinezza a Carbognano, ove visse dal 1506 al 1522; e con il secondo marito Giovanni Capece Bozzuto dal 1509. Morì a Roma il 23 marzo 1524".