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Soriano ricorda Maurizio Tocchi con l'arte del figlio Martinus e il suo "Vajont"

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SORIANO NEL CIMINO - La 56ma edizione della Sagra delle Castagne, oltre all'ormai garantito successo, ha portato con se un  nuovo percorso, quello che va ad omaggiare Maurizio Tocchi, recentemente scomparso, che nella cittadina cimina ha portato l'avvio delle attività di Radio Punto Zero.

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A ricordarlo e a far rinascere un progetto artistico sarà il figlio Martinus, che presto partirà con i corsi presentati durante la sagra e dedicati alle maestranze di cinema e teatro.

Prima di avviare il progetto ha scelto di puntare dritto al cuore e ha presentato in prima assoluta uno spettacolo scritto con il padre, un racconto scaturito dalla dolorosa esperienza vissuta dopo quel tragico 9 ottobre 1963, quando una frana spostò una gran massa d'acqua, che saltò fuori dalla diga del Vajont, causando migliaia di morti nei paesi sottostanti, al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto.

Nel giorno dello storico anniversario, davanti ad un folto pubblico seduto davanti alle monumentali sculture di Palazzo Chigi Albani e sopra la fonte di Papacqua, Maurizio ha raccolto la forza necessaria per dare vita al progetto teatrale, impersonando il padre nel monologo e "portandolo con se" nei racconti registrati con la sua voce.

Nell'intenso spettacolo Martinus diventa Maurizio, ventenne romano che durante una serata al bowling con gli amici viene a sapere della tragedia consumatasi a Longarone e decide di partire volontario, complice anche la voglia di allontanarsi da un amore finito, che lo fa soffrire parecchio.

Arriva sul posto e per tutti diventa "Tarzan", capendo fin da subito quanto sia difficile essere d'aiuto anziché d'intralcio, specie nel superare la diffidenza di chi gestisce le operazioni di soccorso.

Con il duro impegno e la stima nel sopportare la drammatica situazione, mano a mano diventa di "casa", anche se, confessa, "Non avevo capito la grandezza della sciagura fino a che non trovai i corpi". E' il lavoro più difficile, fino a quel momento affidato a medici ed infermieri, ma una mattina gli viene chiesto di sostituire un volontario impegnato altrove, tra l'odore dei disinfettanti e la durezza di entrare nella tenda dove la Croce Rossa ricompone i corpi. Un giorno di sostituzione, ma ci resterà un mese.

Una fase di vita condivisa con il dolore della gente friulana e veneta, che mano a mano lo adotta: gli arrivano dei regali, un ciambellone, una bottiglia di liquore, sempre in modo misterioso, creandogli l'imbarazzo di non sapere chi ringraziare. Fino al giorno in cui si nasconde per capire e vedere chi è il suo benefattore, il giovane prete del paese, che non saprà mai di essere stato individuato.

Sono tante le emozioni che attingono nei ricordi di Maurizio: "Ogni ora è piena di emozioni che non mi ricordo più dei dolori amorosi, fino al giorno in cui sono convinto di riconsocere, tra le vittime, lei" quella ragazza che lo aveva fatto soffrire e che era solita andare a Cortina dalla sorella. Un colpo per lui e per il pubblico che segue lo spettacolo e che inizia a credere nella coincidenza.  Ne soffre tanto, ma si riprende: "Sto cambiando, cresco e sono certo che lascerò il cuore ai superstiti e alla valle", confessa in un altro dei messaggi che aleggiano nel cortile del palazzo sorianese.

Poi il ritorno a Roma, per tornare nel buco nero della normalità, dove ritrova anche lei, la ragazza che lo fece soffrire tanto, in un incontro fugace ma felice, finalmente può archiviare quel pensiero del riconoscimento, capendo che era solo un tranfert.

Un'esperienza forte che resterà per sempre nel cuore di Tocchi, anche grazie alle testimonianze che nel tempo ha continuato a ricevere, sia dai superstiti che dal Comune di Longarone, che gli manda un ringraziamento con la foto del paese, prima e dopo, con scritto: "Siate benedetti voi che ci soccorreste nella tribolazione e ci infondeste coraggio quando ci stringeva il terrore, e cercaste e seppelliste, i nostri morti, e foste i nostri fratelli quando tutto era crollato intorno a noi".

Martinus in poco meno di un'ora ha indossato i panni del padre, per rendere eterni i suoi ricordi, quelli di un'esperienza che lo ha cambiato. Contemporaneamente riporta in evidenza una storia che ha segnato quella del Nord Est e dell'Italia intera, vista con gli occhi di chi ha vissuto il dolore e la sofferenza degli abitanti, ma anche la capacità nel rialzare la testa e affrontare il disastro con dignità e coraggio, diventando memoria per le generazioni future che, a distanza di sessant'anni, rischiavano di non conoscere mai quanto avvenuto sul Vajont.

Lo spettacolo era associato ad una mostra fotografica, allestita da Fabrizio Allegrini, con gli scatti originali di Maurizio Tocchi e di ricordi che si è portato nel cuore per tutti questi infiniti decenni.

Teresa Pierini e Anselmo Cianchi